Sanità, la scure di Roma colpisce la Puglia

Tagli per 450 milioni; assunzioni verso lo stop; i tecnici: non sappiamo come intervenire

mercoledì 29 luglio 2015

Repubblica Bari
ANTONELLO CASSANO
UNA stangata da 450 milioni di euro in meno nei prossimi 3 anni. Il conto finale della spending review sulla sanità, su cui il governo ha posto la fiducia in Senato con l’obiettivo di racimolare denaro per coprire la riduzione delle tasse, potrebbe essere molto salato per il sistema sanitario pugliese. A pagare caro sarebbe soprattutto il piano di assunzioni varato dalla Regione dal 2014 per cercare di ripopolare gli organici di infermieri e medici rimasti sguarniti dopo anni di blocco del turn over.

Da qui al 2017, infatti, la mannaia del governo sul fondo sanitario nazionale annunciata dal commissario alla spending review, Yoram Gutgeld, ammonta a circa 2,3 miliardi ogni anno. E siccome la Puglia nel riparto sanitario nazionale vale circa il 6 per cento, il calcolo è presto fatto. Dai circa 7 miliardi all’anno che il governo trasferisce alla Regione per finanziare il suo fondo sanitario bisognerà tagliare 150 milioni di euro all’anno, pari a 450 milioni nel triennio 2015-2017.

 Se infatti i tagli del governo fossero confermati, alla riduzione di finanziamenti pari a 150 milioni di euro per il fondo sanitario regionale prevista per il 2015 già nell’ultima legge di Stabilità, si dovrebbe aggiungere una sforbiciata simile anche per il 2016 e il 2017. Una strada, questa intrapresa dal governo, che non piace affatto alla Regione pronta a dimostrare il suo dissenso. «Non abbiamo tutti questi spazi finanziari di risparmio » dicono i tecnici dell’assessorato.

 Perché se è vero che gli sprechi nella sanità pugliese non mancano, è altrettanto vero che sono evidenti anche le carenze, a cominciare da quella del personale sottodimensionato. Servirebbero almeno 2-3mila persone in più da assumere tra medici, infermieri e amministrativi per migliorare la situazione nei reparti pugliesi. Questi tagli, però, rischiano di azzerare il piano di assunzioni.

Ma i tagli rischiano di spazzare via in un colpo solo anche i sacrifici in termini economici varati dalla Puglia dal 2012 in poi, ovvero da quando ha affrontato un piano di rientro “lacrime e sangue” che ha causato la chiusura di 20 ospedali e oltre 2mila posti letto. Un tunnel dal quale la sanità pugliese stava cominciando a venire fuori.

A questo proposito, i dati dell’esercizio di bilancio consolidato 2014 sono chiari: l’attivo ammonta a 14 milioni di euro. In attivo, per poche decine di migliaia di euro, anche i risultati dei bilanci delle varie Asl. Ma già nella relazione allegata al bilancio consolidato, i tecnici non nascondono preoccupazioni per il 2015, definito senza mezzi termini «un anno difficile ».


Per coprire i tagli al fondo sanitario per il 2015, la Regione ha deciso di puntare su una riduzione della spesa farmaceutica e di quella in protesi e dispositivi. È qui, infatti, che in alcuni casi si può parlare di vero e proprio spreco. Solo la spesa farmaceutica in un anno, dal 2013 al 2014, è cresciuta di 50 milioni di euro, mentre quella per dispositivi medici è schizzata verso l’alto di altri 15 milioni. In pratica abbiamo speso per pannoloni, carrozzine e varie protesi 442 milioni di euro nel 2013 a 458 milioni di euro nel 2014. Effettivamente, in questo caso si può parlare di una inappropriatezza della spesa da parte delle varie Asl.

 «La famosa leggenda che un pannolone a Lecce costa mille euro e a Bari 800 euro – dicono in Regione – è in parte vera. Sono le gare d’appalto singole per ogni azienda sanitaria locale a creare queste differenze». Nell’ultimo Dief l’assessorato ha già stabilito quanto le varie Asl dovranno risparmiare nel bilancio 2015: solo l’Asl Bari dovrà ridurre la spesa farmaceutica e per dispositivi di 29,7 milioni di euro. In totale nel 2015 la Regione dovrà tagliare 110 milioni di euro, di cui 75 in spesa farmaceutica e 35 per dispositivi. Ma lo scenario del prossimo bilancio sanitario presenta un’altra incognita. È infatti previsto un ulteriore incremento della spesa farmaceutica dovuto all’introduzione del nuovo farmaco per la cura della epatite C.

Solo su questa partita la Puglia dovrebbe spendere 50-70 milioni e non è detto che sia il ministero a coprirli.
Intanto il governo è intenzionato a intraprendere la linea dura anche contro quelle strutture ospedaliere con i conti in rosso. Un problema non rilevante in Puglia, visto che le aziende sanitarie locali chiudono tutte in positivo, pur se di poche centinaia di migliaia di euro. È vero comunque che non mancano gli ospedali diseconomici. Ma su questo terreno, la vera incognita pugliese riguarda le aperture e chiusure di ospedali. Da tempo la Regione ha previsto l’apertura di 5 grandi ospedali sparsi per la Puglia. Tra questi ci sono il nuovo San Cataldo a Taranto, l’ospedale di Monopoli- Fasano e l’ospedale di Andria. A fronte di queste 5 aperture sono però previste delle chiusure.

Al momento si parla di 2 ospedali chiusi per ogni nuova struttura aperta. Se così fosse, le strutture ospedaliere da chiudere ammonterebbero a una decina. Per esempio, è probabile che il nuovo San Cataldo di Taranto possa causare la chiusura del Santissima Annunziata e del Moscati. In assessorato, però, frenano: «Troppo presto per parlarne».