"Io, violentata in guardia medica e dimenticata pure dalle ministre"

Lo sfogo della dottoressa di Trecastagni: "Dopo due mesi nulla è cambiato Le colleghe continuano a lavorare nella paura.

martedì 21 novembre 2017

La Repubblica

ALESSANDRA ZINITI Palermo. «É i-nac-cet- ta-bi-le». Al telefono la voce della dottoressa Serafina Strano scandisce le parole con la forza di una donna violata nella sua dignità, decisa a dare battaglia fino in fondo. Sono passati due mesi da quando un paziente la sequestrò e la violentò nella guardia medica di Trecastagni, in provincia di Catania, e il terrore adesso si è tramutato in rabbia. Contro l'indifferenza della politica e delle istituzioni. Cosa è inaccettabile, dottoressa? «Che oggi in una società civile un medico, anzi una dottoressa, possa subire violenza e rischiare di morire sul posto di lavoro. Perché in quell'ora e mezza in cui io sono rimasta in balia di quell'uomo durante il turno di notte in guardia medica, ho avuto paura di morire e quell'uomo era un paziente. E soprattutto nel frattempo nulla è cambiato, continuerà a succedere nell'indifferenza di tutti o quasi, anche delle donne ai vertici delle istituzioni. Tutta solidarietà a parole» Nessuno si è fatto vivo? Si sente sola? «Solo la presidente della Camera Laura Boldrini che mi ha subito telefonato e che mi ha invitato a raccontare la mia storia alla Giornata contro la violenza sulle donne che si terrà sabato a Montecitorio e a cui hanno aderito 1300 donne. Per il resto, nulla, nessun messaggio diretto. La ministra della Salute Lorenzin, dopo la prima dichiarazione di prammatica (il minimo per il suo ruolo ) non si è più fatta viva, in Sicilia è venuta solo per la campagna elettorale. La Boschi, che sarà anche lei sabato alla manifestazione della Camera, saputo della mia amarezza, mi ha chiamato proprio ieri e ci siamo un po' chiarite. Io non voglio attaccare nessuno, ma queste donne che dovrebbero rappresentarci ai vertici delle istituzioni le sento molto lontane. La politica è troppo lontana dai problemi della gente». Lei sin dall'inizio ha deciso di uscire allo scoperto e fare della sua storia uno strumento di testimonianza. Perché? «Forse il coraggio, la forza, la ribellione mi vengono proprio da questo che definisco un oltraggio a tutte le donne. Tutte le violenze sono ugualmente odiose, al parco, per strada o in discoteca, ma io sono stata violentata nel posto di lavoro, dove un medico dovrebbe essere super protetto e invece non lo è. Le mie colleghe continuano a lavorare nelle stesse condizioni di rischio e nessuno fa niente, l'Asp, come la Regione, come il ministero della Salute. Tutte parole al vento, tutta finta solidarietà. Solo dalla magistratura ho avuto la massima assistenza, un'accoglienza quasi familiare». Ecco, la sua famiglia. Lei ha due ragazze. Come hanno vissuto questa violenza? «Loro sono la mia forza, mi hanno subito visto battagliera e pronta a reagire e oggi sono il mio sostegno per andare avanti». Lei come sta? Vuole tornare al lavoro? «Certo, appena mi sarò ripresa. Al momento sono ancora in terapia psicologica, per poter fare il medico devo essere in condizioni ottimali. Sono una professionista, il lavoro sarà il mio modo di ricostruire la mia vita e superare questa tragedia». Di certo non tornerà più in quella guardia medica, immagino. «Io sono un ginecologo e voglio tornare al mio lavoro. Ho già presentato la domanda per la mia ricollocazione in un altro ruolo chiedendo di essere esonerata dai turni notturni e aspetto che si riunisca una fantomatica commissione presso l'assessorato regionale. Dico subito che non ho nessuna intenzione di stare in un ufficio, mi piacerebbe dare il mio contributo alla prevenzione, che in questo Paese manca. Mi piacerebbe lavorare in uno di quei consultori che purtroppo hanno fallito». L'ACCUSA Inaccettabile che un medico rischi di morire sul posto di lavoro BOSCHI Ha saputo della mia amarezza e solo oggi ha telefonato LA MINISTRA DELLA SALUTE Lorenzin: "Comprendo la rabbia bisogna aumentare la sicurezza" LA REPLICA La ministra della Salute Beatrice Lorenzin Solidarietà alla vittima e poi atti tecnici per affrontare il problema degli ambulatori di guardia medica pericolosi in tutto il Paese, soprattutto al Sud. «Comprendo tutta la rabbia e il dolore di quella dottoressa. Ho subito espresso vicinanza per una violenza che mai potrà essere risarcita e cancellata», dice adesso la ministra della Salute Beatrice Lorenzin. A suo tempo non ha telefonato alla vittima ma «già nelle prime ore dopo quell'episodio  spiega  abbiamo disposto ispezioni serissime non solo a Catania ma in tutta la Regione. E ci siamo subito confrontati con il prefetto e l'assessorato siciliano per capire come migliorare la sicurezza delle guardie mediche». A Roma poi «insieme ai sindacati ed è stato aperto un tavolo nazionale dedicato all'emergenza violenze nei confronti dei medici soli in quei servizi».