Farmaci biologici la Regione frena In rivolta i medici di base

Il presidente dell'Ordine di Bari, Anelli «Interferenze inaccettabili. I farmacisti non hanno titolo ad entrare nel merito»

domenica 12 aprile 2015

La GAzzetta del Mezzogiorno (Scagliarini)

BARI. La Regione tenta di mettere un freno alla prescrizione dei farmaci biologici, chiedendo di ricorrere - salvo giustificazione clinica - ai cosiddetti biosimilari, che non sono proprio identici ma costano la metà. Una circolare, emanata il mese scorso, ha fatto scoppiare l'ennesima lite tra l'assessorato alla Salute e i medici di base. Una lite che ha sapore politico. Ma il punto è che da alcune settimane i dipartimenti farmaceutici sono stati incaricati di esaminare le ricette: se l'utilizzo di biologici risulterà ingiustificato, le Asl addebiteranno al medico «la differenza di costo tra il farmaco biologico prescritto e il farmaco equivalente a prezzo più basso». La Puglia, come noto, supera ogni anno di circa 200-250 milioni il tetto di spesa farmaceutica. Colpa, molto spesso, di inefficienze di sistema, ma anche di prescrizioni non sempre appropriate (la Puglia spende il quadruplo della Lombardia per l'albumina).

E così la Regione ha cominciato a stringere i cordoni della borsa partendo dai farmaci ad alto costo tra cui, appunto, i biologici, che sono a carico del sistema sanitario. Il rapporto tra biologico e biosimilare non è però lo stesso che c'è tra un medicinale griffato e un generico, quello che il farmacista propone al cittadino per farlo risparmiare. I biologici - è la definizione Aifa - «sono farmaci il cui principio attivo è rappresentato da una sostanza prodotta naturalmente da un organismo biologico» e sono «particolarmente difficili da caratterizzare e da riprodurre». Dunque nel biosimilare il «principio attivo è analogo, ma non identico per caratterizzazione e produzione, a quello del medicinale di riferimento», anche se i due farmaci sono «essenzialmente simili in termini di qualità, si- curezza ed efficacia». Il trattamento con i biologici è molto costoso, ma avviene solo quando i farmaci tradizionali non funzionano. In Puglia, ad esempio, in 440mila soffrono di artrite reumatoide, ma solo in 3.500 vengono trattati con i biologici a un costo annuo di circa 15.000 euro per paziente: l'utilizzo del biosimilare riduce la spesa a circa la metà.

 Con la circolare di marzo la Regione ha disposto che chi è già in trattamento può continuare ad utilizzare il biologico originale. Per le nuove prescrizioni, invece, l'assessorato chiede di ricorrere al biosimilare a meno che il medico non «motivi la scelta terapeutica» supportata «da precisi riferimenti della letteratura scientifica». In caso contrario, i farmacisti garantiranno ugualmente «la copertura terapeutica», ma la differenza di prezzo sarà addebitata al medico prescrittore. E così si è scatenato il putiferio. Quelle indicazioni «costituiscono una inaccettabile interferenza nel procedimento di prescrizione che deve avvenire secondo scienza e coscienza», ha scritto in una lettera il presidente dell'Ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli, che ha chiesto alla Regione di ritirare la circolare. Per di più, secondo Anelli, la valutazione della congruità deUa prescrizione «è affidata a una figura professionale - il farmacista - che non ha alcun titolo a sindacare le scelte terapeutiche e mano che mai a decidere se la motivazione è sufficiente o meno».

Nella lettera. Anelli ha provocatoriamente convocato davanti al Consiglio dell'Ordine una dirigente della Regione. Una mossa che ha inasprito i rapporti, già tesi, con l'assessore Donato Pentas-suglia. Le organizzazioni dei medici di base in questo momento sono molto vicine alle posizioni del candidato governatore Michele Emiliano, i cui rapporti con Pentassuglia non sono invece idilliaci: ancora venerdì, in un incontro pubblico tenuto a Taranto, Emiliano ha invitato i rappresentanti di alcune categorie commerciali a «votare chiunque ma non Pentassuglia». Una guerra al calor bianco che incrocia dunque la campagna elettorale. Ma la Regione non sembra disposta a fare marcia indietro: il diritto alla miglior cura - è la tesi - non può non tenere conto delle risorse economiche disponibili. I medici sono stati convocati per lunedì 20, per tentare una mediazione. 

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