Medici, non piace il codice che mette da parte la coscienza

Confronto serrato tra ordine nazionale e associazioni sulle indicazioni deontologiche segnate da un'etica soft

domenica 06 aprile 2014

Emanuela Vinai Torino (Avvenire)

Tre ore di confronto sul Codice di deontologia medica, tanto è durato l'incontro svoltosi ieri mattina a Torino tra l'Ordine dei medici e il rappresentanti delle associazioni di bioetica per fare il punto sulla contestata bozza di revisione del testo. Al tavolo di lavoro condotto dal presidente nazionale Fnomceo Amedeo Bianco con i membri della commissione deontologica, hanno partecipato i rappresentanti di alcune associazioni.

Tra gli altri Domenico Coviello copresidente Scienza & Vita e Massimo Gandolfini in rappresentanza di Medici Cattolici, Medicina e Persona, Sibce. «Si è instaurato un clima positivo di dialogo e di ascolto reciproco scevro da preconcetti - commenta Domenico Coviello -. Ci auguriamo che vengano ulteriormente elaborate le sollecitazioni emerse ed esposte durante l'incontro, tenendo conto del fatto che va rimessa al centro la persona, perché la deontologia medica è fatta per la cura, non per la selezione o lo scarto». Concorda Massimo Gandolfini: «Il dibattito sul Codice deontologico mette in evidenza che è in gioco la contrapposizione tra due antropologie difficilmente compatibili, per questo l'Ordine deve sforzarsi di fare una scelta di valori che vanno sostenuti e auspichiamo che le nostre istanze vengano recepite».

La marcata presa di coscienza e di posizione delle associazioni che ha seguito la diffusione della prima bozza di revisione del codice deontologico, ha determinato la volontà di instaurare un dialogo più ampio allargando la platea degli interlocutori prima di Pizza (ordine di Bologna): nuovo testo non necessario Ravera (ordine di Salerno): più esplicito il no all'eutanasia procedere a nuove elaborazioni. Un confronto necessario, stante le perplessità e i dubbi espressi anche da molti ordini dei medici provinciali.

Netta la posizione dell'ordine di Bologna che, per voce del suo presidente Giancarlo Pizza, blocca ogni modifica: «Il codice deontologico attualmente in vigore va bene così com'è e non necessita di alcun cambiamento. Siamo molto critici in merito al nuovo testo di cui non condividiamo le impostazioni e riteniamo di non adottarlo». Per Bruno Ravera, presidente dell'ordine di Salerno: «il codice rappresenta più di un insieme di norme e non può essere meramente esortativo, ma deve riportare all'obbligo dei medici verso le persone che si rivolgono loro. Persone, non pazienti: non si può prescindere da ciò che è l'uomo».

 I due presidenti tengono a sottolineare i problemi di ordine bioetico. «Riguardo al fine vita riteniamo che nel codice attuale vi siano già tutti gli elementi per accostarsi a questa condizione e gestirla al meglio», spiega Pizza. «Anche se non vi sono concessioni euta-nasiche, si dovrebbe comunque rendere e-splicito il divieto di eutanasia - chiosa Ravera - così come, per la procreazione medicalmente assistita, va introdotto il no all'utero in affitto e alle mamme-nonne». I colloqui di ieri seguono le audizioni con i rappresentanti delle società scientifiche, in un percorso di discussione e raccolta di istanze destinate a confluire in una nuova bozza il cui testo potrebbe essere sottoposto già il 15 e 16 maggio all'assemblea dei presidenti degli ordini.

Se in questa occasione vi fosse una votazione con esito positivo, è probabile che il nuovo codice deontologico venga divulgato ufficialmente già dalla metà di giugno. SCIENZA & VITA «Che errore ignorare la condanna dell'aborto» L'associazione Scienza & Vita si è espressa in modo critico nei confronti della riforma del codice deontologico già dal settembre 2013. Con il Manifesto "Una buona deontologia fa una buona medicina. E una società migliore" ha denunciato, punto per punto, le anomalie principali del nuovo codice. L'allarme dell'associazione riguarda la perdita del senso stesso della nozione di deontologia; lo svuotamento della relazione medico-paziente, trasformata in un rapporto di obbligazioni e prestazioni; la riduzione del testo a mero mansionario.

Per quanto concerne i singoli articoli, le insidie sono molte. Per esempio l'art. 3, dove è introdotto il termine "genere", parola entrata nel linguaggio comune, ma con un'accezione critica nei confronti della differenziazione sessuale biologicamente determinata. Usare nel codice deontologico un'espressione culturalmente discussa, rischia di avallare una posizione ideologica che nulla ha a che fare con gli atti medici. Criticità ulteriori per quanto riguarda gli articoli 16 e 20, dove il «rispetto delle volontà del paziente», prevale sulla scienza e coscienza del medico e manca una chiara dizione di eutanasia. Omissioni anche nell'obiezione di coscienza: l'art. 22 non utilizza la dicitura «coscienza» e «convincimento clinico». Infine, nel codice in vigore l'interruzione volontaria di gravidanza rappresenta una «grave infrazione deontologica soprattutto se praticata a scopo di lucro», dicitura scomparsa nel nuovo testo.