Psoriasi, il punto sulle nuove terapie

Giampiero Girolomoni (Direttore Dermatologia, Università di VeronaPresidente Società Italiana di Dermatologia-Sidemast)

venerdì 17 aprile 2015

Sanità24

La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica che si manifesta con placche arrossate e squamose che possono ricoprire vaste aree della cute. In circa un terzo dei paziente è presente un'artrite (psoriasica) caratteristica. La psoriasi colpisce circa il 3% della popolazione Italiana, e nel 20% dei casi la malattia è abbastanza diffusa e grave da richiedere delle terapie sistemiche e non solo topiche. La psoriasi oltre a causare fastidioso prurito ha delle rilevanti implicazioni psico-sociali. Inoltre, si associa spesso a co-morbilità cardio-metaboliche incluse ipertensione, obesità, dislipidemia, diabete e steatosi epatica non alcolica.

La psoriasi grave è un importante fattore di rischio cardiovascolare e metabolico. Le terapie sistemiche ora a disposizione sono numerose e includono la foto(chemio)terapia, i farmaci tradizionali (methotrexate, ciclosporina e acitretina) e farmaci biologici (anti-TNF: etanercept, adalimumab e infliximab o anti-IL-12/23: ustekinumab). I fattori di cui si tiene conto nella scelta della terapia sono diversi e includono quelli relativi alla malattia, al paziente, e al farmaco. Ogni terapia ha aspetti favorevoli e sfavorevoli. I farmaci topici sono poco efficaci, noiosi e difficili da applicare. I farmaci sistemici che si usano per il trattamento della psoriasi possono avere effetti collaterali o incidere negativamente sulle co-morbilità. Le terapie sistemiche sono spesso a termine. La ragione principale per cui viene sospesa una terapia sistemica con farmaci “tradizionali” sono le alterazioni degli esami di laboratorio o intolleranza al farmaco, mentre la ragione principale per cui viene sospesa una terapia sistemica con farmaci “biologici” è la progressiva perdita di efficacia.

Nonostante la disponibilità di numerose terapie la maggior parte dei pazienti con psoriasi moderata-grave non riceve alcun trattamento. In particolare, il timore degli effetti collaterali è l'ostacolo maggiore a intraprendere una terapia sistemica sia da parte del medico che del paziente. Il panorama delle terapie per la psoriasi tuttavia si sta ampliando rapidamente, e recentemente sono stati sviluppati potenti farmaci per la psoriasi che bloccano la IL-17, una citochina che ha un ruolo chiave nella patogenesi della malattia. In particolare, secukinumab è un anticorpo monoclonale anti-IL-17 che si impiega al dosaggio di 300 mg sottocute al mese.

Studi di fase II e III che hanno coinvolto complessivamente oltre 4.000 pazienti hanno dimostrato che il farmaco è molto rapido ed efficace con il 76-85% dei pazienti che ottiene un miglioramento superiore al 75%, e il 24-61% dei pazienti che ottiene un miglioramento del 90-100% durante le prime 12 settimane di trattamento. Nella maggior parte dei pazienti questo risultato è stato mantenuto nel corso della prosecuzione del trattamento fino alla settimana 52 (Langley RG, et al. N Engl J Med. 2014;371:326-38).

In studi comparativi non ancora pubblicati, secukinumab si è dimostrato superiore rispetto a etanercept e ustekinumab, due farmaci biologici largamente impiegati nella cura della psoriasi. Il profilo di sicurezza appare inoltre particolarmente favorevole con sostanziale assenza di effetti collaterali o di alterazioni degli esami di laboratorio.

Per queste ragioni, l'Agenzia europea per i farmaci (Ema) ha approvato secukinumab come trattamento sistemico di prima linea della psoriasi a placche da moderata a severa negli adulti candidati alla terapia sistemica. Questa approvazione rappresenta una novità assoluta e una svolta decisiva nel trattamento della psoriasi, e potrà permettere a molti pazienti con psoriasi grave di potersi curare efficacemente in assenza di potenziali effetti collaterali