Quella nomina al Distretto 3? È basata su criteri di professionalità

E' scontro nella Regione Puglia sulla nomina di Mimmo Antonelli, (infermiere Dirigente dell'Asl/Bt) a Direttore del Distretto n.3

lunedì 14 agosto 2017

La Gazzetta del Nord Barese - di Barbara Mangiacavalli  - presidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi

La consigliera del Movimento 5 Stelle Grazia Di Bar iha scritto al presidente della Regione Michele Emiliano sostenendo che "quello del Direttore di distretto è un ruolo importante che viene ricoperto da dirigenti medici che abbiano maturato una specifica esperienza nei servizi territoriali". Una presa di posizione che non ha basi professionali, ma deriva sicuramente da un problema di natura politica e di scontro tra ideologie - quella dell'attuale presidente della Regione Puglia e delle opposizioni come il Movimento 5 Stelle - che non può e non deve mettere in dubbio la professionalità e la capacità di chi impegna il suo lavoro quotidiano a favore dei cittadini e di un sistema sanitario efficiente, ma, di più e soprattutto, efficace. Lo scontro tra la rappresentante del M5S Grazia di Bari e la Giunta pugliese non ha alcuna base e alcun riscontro né nella realtà professionale che la Regione vive quotidianamente, né tantomeno nel nuovo modello di sanità territoriale che si sta disegnando a livello nazionale. È giusto affermare che, come anche fa la consigliera M5S, direttori di distretto infermieri ce ne sono già. E sono in Regioni -Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna - tanto diverse politicamente quanto virtuose dal punto di vista dei risultati. Ma c'è di più: gli infermieri nei nuovi modelli di sanità che si stanno delineando ricoprono ruoli di piena responsabilità, da ruoli di primo piano nel management aziendale fino anche alla direzione generale delle strutture. La loro professionalità soprattutto a livello di gestione del territorio, è riconosciuta in numerose Regioni che fanno della Sanità un loro fiore all'occhiello, oltre al Friuli Venezia Giulia e all'Emilia Romagna anche la Lombardia, il Piemonte, la Toscana, il Lazio e anche Regioni del Sud come la Campania, la Basilicata e il Molise. Sarebbe stato sufficiente, prima di utilizzare nella battaglia politica la professionalità infermieristica, che la consigliera Di Bari del M5S si fosse documentata su queste evidenze o anche semplicemente avesse letto ciò che è scritto nell'ultimo rapporto Oasi del Cergas Bocconi - sicu- ramente illustre e super partes-per quanto riguarda le cure intermedie e l'assistenza sul territorio per comprendere quale deve essere a livello nazionale il nuovo modello di assistenza: 'Nelle esperienze censite (la Bocconi fa numerosi esempi di efficienza nel suo rapporto, ndr), risulta centrale la figura del case manager infermieristico come cabina di regia del percorso personalizzato e nella costruzione della continuità con gli altri professionisti della rete, tra cui il Mmg quale referente clinico e gli altri specialisti. Si tratta di un modello che rimette in discussione non solo le relazioni tra professioni sanitarie e classe medica, ma anche quelle tra gli specialisti storicamente collocati in ospedale'. Siamo certi della scelta basata sulla professionalità di Domenico Antonelli che è anche consulente del ministero della Salute per il Tavolo tecnico Professioni sanitarie ed è in possesso di Master sia in ambito di Direzione e Management di Strutture Complesse, sia in ambito di Diritto ed Economia nel Management delle Aziende Sanitarie e Master di E livello in Management dei Servizi Territoriali, è direttore delle attività professionalizzanti del Corso di Laurea in Infermieristica del Polo Universitario decentrato di Barletta dell'Università degli Studi di Foggia, ha grande esperienza nella gestione della Sanità Territoriale in quanto già responsabile degli Ambulatori della Cronicità nella Asl Bt e Coordinatore Nazionale SIICP (Società Italiana Interdisciplinare Cure Primarie)". La sua nomina secondo la presidente Ipasvi ha già seguito i criteri di trasparenza che la consigliera di Bari invoca dal suo profilo Facebook ed è legata a scelte precise di cui il direttore generale dell'Asl risponde in prima persona. Il problema è che una richiesta del genere alimenta divisioni e incomprensioni che altro non fanno, oltre a danneggiare l'immagine di professionisti assolutamente trasparenti nelle loro capacità, se non gettare confusione, dubbi e poca serenità nel vero soggetto che è l'obiettivo primo di una buona sanità: il paziente. Basta polemiche sterili che non producono fatti. E' ora di dare uno stop a questo muro contro muro che alcuni - anche ordini locali che approfittano di situazioni coerenti in qualche modo con la propria storia ancorata a vecchi stereotipi ormai obsoleti - innalzano e che non giova ai professionisti e soprattutto danneggia i pazienti: il valore degli uni e degli altri si dimostra sul campo, non con le parole e i risultati dei nuovi modelli di assistenza sono sotto gli occhi di tutti. La rappresentante del M5S basi la sua lotta politica su altri presupposti e non su una posizione inaccettabile e irricevibile ancorata a vecchi stereotipi ormai obsoleti. Dovrebbe essere ormai chiaro che la gestione e l'organizzazione non viene decisa per i professionisti ma per gli utenti e i loro bisogni. *