Numero programmato a medicina contro la carenza di medici. La proposta riapre il dibattito

Come Fimmg, chiediamo di snellire la procedura per diventare Mmg».

sabato 10 marzo 2018

Doctor 33

La Facoltà di Medicina è a numero chiuso, peraltro un numero troppo basso». La frase di Vito Pappalepore segretario Fimmg di Milano sul tema delle carenze dei medici di famiglia, rilasciata al portale Milano-Tomorrow, sembra riaprire un dibattito sopito dal 1997 anno d'introduzione del numero programmato a Medicina con tanto di test d'accesso. Da allora la Federazione degli Ordini - prima a "guida" Fimmg con Aldo Pagni e Giuseppe Del Barone, quindi a guida "ospedaliera" con Amedeo Bianco (Anaao)- ha difeso il tetto, con l'argomentazione secondo cui solo tre quarti dei neolaureati trova sbocco in medicina generale o in ospedale, il resto è precario. Ma tra ora e il 2028 solo sul territorio andranno via, si prevede, 33 mila medici causa pensione. La pletora degli anni scorsi lascia il passo al deserto. «I dati Enpam sui medici di famiglia e ospedalieri lo dicono», afferma Pappalepore. «Gli anni '50 sono stati quelli del boom di nascite, nel 1968 è stata allargata la possibilità di accedere a Medicina. Il numero di medici negli anni '70 e '80 era elevato, commisurato alla popolazione. Ma nei prossimi anni il 40% andrà in pensione e non c'è ricambio. Se anche oggi si aprisse di più il corso di formazione specifica, ci vorrebbero tre anni prima di avere i nuovi medici di famiglia. Come Fimmg, chiediamo di snellire la procedura per diventare Mmg». 

Sull'immatricolazione a Medicina, Pappalepore non dice di abolire il test, ma di allargare il numero programmato: «Se oggi entrano 10 mila si dovrebbe pensare a qualche migliaio in più. Ma attenzione, una modifica altrettanto urgente va prevista aumentando le borse del corso di formazione, poche e poco appetibili: si alzi il numero dei tirocinanti e dagli 800 euro attuali di retribuzione si arrivi ai 1600 degli specializzandi», dice Pappalepore a DoctorNews. E ricorda il passo avanti nella nuova convenzione che consente di far domanda d'inserimento in graduatoria anche a chi non ha finito il triennio -ad esempio se si devono recuperare mesi di malattia o gravidanza - con un risparmio medio di 12 mesi nel conseguire una zona carente.

Anche il solo allargamento "controllato" del numero programmato è proposta controcorrente: negli ultimi anni Fnomceo con il Ministero della Salute ha premuto per massimo 8 mila ingressi contro 12 mila chiesti dalle Regioni. Il centro studi Anaao Assomed ha ricordato che il numero è già "aperto", in quanto ai 10 mila studenti immatricolati/anno vanno aggiunti 9.000 ammessi in base ai ricorsi presentati al Tar sul 2013-14 e 2014-15. Più 15 mila precari. Di recente Pierino di Silverio (osservatorio giovani Fnomceo, Anaao Assomed) ha evocato a DoctorNews addirittura un momentaneo decremento delle immatricolazioni da 8-10 mila a 6-8 mila a fronte diun incremento da 6 mila a 8.500 posti specialità annui. In controtendenza, il Presidente Enpam Alberto Oliveti alla recente 13ma conferenza della Fondazione Gimbe a Bologna ha detto: «In un sistema sanitario dove ci si pone il problema di una corretta integrazione pubblico-privato ha senso calibrare i nuovi medici sulle esigenze solo del Ssn o non dobbiamo dare al privato il fondamentale ruolo d'impresa che riveste?» Parole che arrivano in parallelo con novità allarmanti da Emilia Romagna e persino Campania. Nove consiglieri emiliani della Lega segnalano tra i Mmg su 127 posti liberi 39 non assegnati e in continuità assistenziale 283 vacanze su 293 e chiedono alla Giunta se intenda risolvere il problema solo con contratti a tempo determinato di 6 mesi. Dalla Campania il segretario Fimmg Silvestro Scotti replica indirettamente al segretario Smi Napoli 1 Ernesto Esposito che ricordava come con 4592 medici in attesa la graduatoria regionale Mg sia ancora bella "piena". «Nell'elenco ci sono sì 4714 iscritti, potenzialmente interessati a incarichi, ma con un'età media di 55,83 anni che nel giro di un lustro raggiungeranno i 60. Un normale sistema di ricambio generazionale dovrebbe prevedere l'inserimento di medici con almeno 30 anni di attività da svolgere. Un'analisi più approfondita, cioè senza il confronto con graduatorie precedenti, riduce i medici a 1563 con una media di età di 52,54 anni. Se da questa graduatoria eliminiamo medici con incarichi in emergenza territoriale e continuità assistenziale o fuori regione, si scende sotto le 700 unità ma per il prossimo quinquennio in Campania serviranno solo per il ruolo di medici di famiglia circa 2000 colleghi».

Mauro Miserendino