Spesa per le cure private: alla Puglia il record del Sud

Lo studio Bocconi confronta i costi procapite delle regioni italiane

mercoledì 15 novembre 2017

Quotidiano Puglia (ed. Taranto)

Nel 2012 un pugliese, mediamente, spendeva 357 euro per esami o visite private, per l'acquisto di farmaci o per interventi più complessi. Quattro anni dopo, nel 2016, la spesa prò capite sanitaria privata è aumentata sensibilmente, arrivando a toccare quota 505 euro, non solo: nel 2012 la Puglia era solamente al lóesimo posto tra le regioni italiane, oggi è llesima, sopra tutte le altre regioni del Mezzogiorno, spende persino più di Marche e Umbria, avvicinandosi alla media italiana. E' quanto emerge dal nuovo rapporto Sda Bocconi, in Puglia i cittadini hanno visto lievitare i costi per curarsi. I motivi? Ad incidere più di un fattore: liste di attesa ancora troppo lunghe che costrin- gono i pugliesi a rivolgersi al privato o a svolgere l'esame o la visita medica in intramoenia per fare prima; spesa per l'acquisto di medicinali elevata; peggioramento generale dello stato di salute dei pugliesi che, ovviamente, obbliga ad lui maggiore ricorso alle cure. La Puglia in cinque anni ha fatto un bel balzo in avanti e, adesso, è dietro solamente alle più ricche regioni del Nord dove, però, il ricorso al privato è anche storicamente più massiccio rispetto al Mezzogiorno. In media, in Italia ogni persone spende all'anno 560 euro per curarsi privatamente, la Puglia, quindi, si è quasi allineata al resto del Paese scavalcando molte regioni. Vediamo la classifica stilata nello studio della Bocconi: al primo posto c'è la Valle d'Aosta con una spesa annua prò capite di 859 euro, a seguire la Lombardia (752 euro) e il Trentino Alto Adige (736). E fin qui nessuna sorpresa, si tratta delle regioni che, storicamente, hanno sempre occupato le prime posizioni. A seguire ci sono il Veneto (674 euro), Emilia Romagna (652 euro), Piemonte (635), Friuli Venezia-Giulia (593), Liguria (591), Lazio (578) e Toscana (566). Subito dietro le regioni nel centro-nord ecco la Puglia con 505 euro, seguita da Umbria (501 euro), Abruzzo (461 euro), Marche (445 euro) sino al fanalino di coda, la Campania con 303 euro. A fare il balzo maggiore è proprio la Puglia, che in 5 anni ha visto crescere la propria spesa media di oltre 150 euro. Un aumento non certo giustificabile con Lina migliore condizione economica dei pugliesi, visto che tutti gli indicatori dicono che dal 2012 ad oggi il Pil medio è rimasto pressoché immutato. Semplicemente i pugliesi hanno dovuto fare maggiore ricorso alla sanità privata o mettere mani al portafogli per pagarsi visite ed esami da effettuare in tempi brevi. Chi ha potuto, ovviamente, perché c'è circa un 10% di pugliesi che non essendo nelle condizioni economiche ha rinunciato a curarsi. Bocconi nel suo studio ha scomposto la spesa sanitaria privata e il risultato è che, a livello nazionale, il grosso degli esborsi riguarda farmaci e prodotti medicali (18 miliardi) e servizi ambulatoriali (16,2 miliardi). Il resto sono servizi ospedalieri. La prima voce è composta dalla spesa per i medicinali (fascia A a carico dei pazienti, C, da banco e con ticket) che valgono 8,4 miliardi. Seguono quelli che vengono definiti "altri medicinali" e non sono altro che prodotti omeopatici, erboristici e integratori. In sostanza, l'86% della spesa sanitaria "out of pocket" delle famiglie italiane è per servizi ambulatoriali, il restante 13,1% riguarda l'assistenza ospedaliera o a lungo termine. Che la spesa farmaceutica sia un proble- ma irrisolto per la Puglia lo dimostrano gli ultimi dati dell'Ai-fa, l'agenzia del farmaco: nei primi cinque mesi del 2017 la Puglia ha registrato una spesa farmaceutica convenzionata netta pari a 270 milioni e 935mila euro, contro i 270 milioni e 5 Ornila euro dello stesso periodo del 2016. Quindi, c'è uno scarto di circa 421mila euro, pari ad un +0,2%. Se si vanno a verificare i consumi dei farmaci di fascia A, questi sono aumentati e anche sensibilmente: +3,7%, circa 28 milioni di dosi giornaliere in più rispetto ai primi cinque mesi del 2016 (la media nazionale si ferma al 3,4%).