Università: Medicina, ai test meno cultura

Stefania Giannini: meno spazio alle domande di cultura generale

martedì 24 marzo 2015

ITALIA OGGI 

Test d’ammissione a medicina, si parte l’8 e il 9 settembre. È il ministro dell’istruzione Stefania Giannini ad annunciarlo, nei giorni scorsi, durante un question time in Senato, spiegando che ci sarà meno spazio alle domande di cultura generale. Tramonta, quindi, l’esperimento dello sorso anno di anticipare il test ad aprile, contro cui si erano sollevate le critiche di studenti e docenti per la sovrapposizione con la maturità. Ma si archivia anche l’idea di abolire del tutto il test, come aveva promesso la stessa Giannini lo scorso anno.

È l’ennesimo rinvio del modello francese, cioè l’ingresso libero a tutti con sbarramento alla fine del primo anno di corso. «Il mio auspicio – spiega il ministro – è che in qualche tempo, forse anche in un anno, si possa arrivare ad avere le condizioni per il cosiddetto modello alla francese». Intanto il Miur sta lavorando a una revisione dei quesiti «con il perfezionamento delle prove selettive», prosegue Giannini. Ricorsi, ripescaggi e la sanatoria generalizzata hanno lasciato il segno. «Sostanzialmente, l’indirizzo della modifica – illustra – è quello di diminuire, come la legge ci consente di fare (noi procediamo a norma di legge su questo punto, come ben sapete), la quantità delle cosiddette domande di cultura generale o di carattere esterno alla valutazione delle competenze acquisite dagli studenti nelle discipline che diventano propedeutiche al corso di laurea». Non solo.«A partire da questo anno scolastico» si faranno «test di autovalutazione e autocollocamento, che – sottolinea il ministro – naturalmente non hanno nessuna funzione selettiva, ma danno allo studente la misura della comprensione della propria attitudine e delle proprie competenze acquisite».

L’obiettivo è orientare gli studenti, perché il numero di aspiranti camici bianchi in Italia è «ancora una massa critica anomala»: delle circa 230.000-240.000 matricole che ogni anno entrano nelle università italiane circa 70.000 sono aspiranti medici; erano 90.000 due anni fa. «Questo è il risultato di un orientamento che non è efficace né incisivo, come invece deve cominciare ad essere», osserva Giannini. «Non sono affatto convinta» che l’attuale strumento di selezione sia il migliore: «È un sistema imperfetto che dobbiamo cominciare a migliorare». Tuttavia, ribadisce il ministro, «il numero programmato in una facoltà come quella di medicina è una misura sana» e, «rispetto alle generazioni degli anni Settanta e Ottanta, ha portato a una didattica qualitativa. Non è l’unico fattore che rende il nostro sistema sanitario eccellente, ma è uno di essi».

Emanuela Micucci