Pronto soccorso e ricoveri la Mater Dei è una voragine

L'accordo con la Regione rischia di costare 20 milioni in più. Anomali accessi e prestazioni

martedì 06 febbraio 2018

La Repubblica Bari

ANTONELLO CASSANO ANNAPURICELLA L'accordo economico fra Mater Dei e Regione è una voragine. Che rischia di costare ai pugliesi 20 milioni di euro in più. La clinica privata di Bari fra 2016 e 2017 ha accumulato un surplus di prestazioni e ricoveri. Ora batte cassa, ma la Regione non ha intenzione di assecondare le sue richieste. I ricoveri Mater Dei è il secondo ospedale di Bari per posti letto, dopo il Poli- clino (ne ha 499). E secondo il fondo unico previsto dalla Regione, alla clinica di proprietà della Cbh spetta la fetta più grossa: quasi 52 milioni 250mila euro di budget annuale per rimborsare le prestazioni effettuate. Solo che nel 2016 la clinica ha presentato un conto molto più alto: quasi 60 milioni 740mila euro. C'è una differenza, rispetto a quanto pattuito, di 8 milioni e 500mila euro. «La casa di cura Mater Dei hospital nell'anno 2016 ha presentato una fatturazione in linea con la normativa vigente», si legge nella determina della Asl Bari che mette tutto nero su bianco. Ma da parte propria la Regione non ha alcuna intenzione di farsi carico della cifra extra: «Non glieli paghiamo - fanno sapere dall'assessorato alla Sanità - perché è contro legge». La voragine del pronto soccorso Quegli otto milioni in più sono soltanto la prima parte del conto che la clinica ha presentato. A questo bisogna aggiungere il buco che si sta determinando al pronto soccorso. La Mater Dei è la prima realtà privata di Bari che ha offerto i suoi spazi per le prestazioni di emergenza-urgenza alla sanità pubblica. Con un costo ben preciso: nel 2016, anno della sua inaugurazione, si era pattuito con la Regione che il pronto soccorso della Mater Dei sarebbe costato 7 milioni e mezzo di euro. Ora si scopre che quella cifra è lievitata. Solo da agosto a dicembre 2016 la clinica ha presentato spese extra per 4,2 milioni di euro. Sono ricoveri scaturisti dall'arrivo di codici gialli e rossi al pronto soccorso. Il costo totale è quindi arrivato a 11,7 milioni di euro. E per il 2017 il bilancio è ancora più rosso. «Stiamo ancora facendo i calcoli - dice Max Paganini, amministratore delegato di Cbh - ma è presumibile che per l'anno appena concluso l'extratetto si aggiri attorno ai 10 milioni di euro». Cifra che dovrà sommarsi ai 7,5 milioni di partenza, per un totale di quasi 18 milioni di euro di extratetto. Quasi il triplo rispetto alla somma di partenza. A voler fare i conti di quanto in due anni Città di Bari hospital ha intenzione di chiedere in più alla Regione, si arriva a 22,7 milioni di euro fra pronto soccorso e prestazioni. «Noi però non abbiamo presentato alcuna richiesta formale alla Regione - mette le mani avanti l'ad -Abbiamo soltanto posto il problema e chiesto di capire come la Regione rimborsa le prestazioni extratetto effettuate dalle altre cliniche private. Abbiamo scritto tre volte alla Regione, senza però aver ancora ricevuto risposta». Anzi, per Cbh questi oltre 20 milioni in più di extratetto sarebbero comunque insufficienti a coprire tutte le spese aumentate negli ultimi anni: «Il problema - dice Paganini -è che noi abbiamo un budget molto basso. Quei 52 milioni sono stati concordati negli anni Novanta. Oggi se lo si rapporta con il numero dei posti letto e con le specialità che abbiamo, noi dovremmo avere un budget di 90 milioni». Ma Cbh non ha alcuna intenzione di rinunciare ai rimborsi extra ed è pronta alla trattativa con la Regione: «Sembrerebbe che ci sia una sentenza emessa dal Consiglio di Stato che sancisce il principio che queste prestazioni fuori budget di emergenza-urgenza debbano essere in quota parte riconosciute al fine di ristorarne i costi». Tradotto: l'azienda punta a recuperare dalla Regione se non tutto, almeno una parte della cifra extra richiesta. Gli accessi record La clinica giustifica le prestazioni extratetto con gli accessi record registrati negli ultimi anni al pronto soccorso. Partita come supporto ai congestionati pronto soccorso pubblici, la struttura di emergenza-urgenza della Mater Dei ha effettuato il sorpasso. I pazienti saliti sulle ambulanze del 118 e portati alla Mater Dei nel 2017 sono stati 7.575. Al Policlinico ne sono arrivati 7.426, al San Paolo 6.030 e al Di Venere 5.541. Lo stesso andamento in crescita si registra anche per gennaio (8.283 alla Mater Dei, 8.043 al Policlinico, 6.625 al San Paolo e 6.035 al Di Venere). In pratica arrivano più accessi da 118 nel pronto soccorso privato che in quello del più grande ospedale pugliese: «Questo succede perché noi sbarelliamo i pazienti molto più rapidamente», commenta il primario del pronto soccorso di Mater Dei, Angelo Preziosa. L'attacco dei sindacati Ora però i sindacati sollevano il sospetto che in questi numeri ci sia qualcosa che non va. «C'è chi sostiene che spesso il pronto soccorso serva a ricoveri selezionati che consentono di superare i tetti di spesa giustificati dall'urgenza», dice il responsabile Cgil medici Puglia, Antonio Mazzarella. «Il pronto soccorso della Mater Dei ha un numero di accessi sicuramente elevato, ma in massima parte si tratta di codici verdi. Non hanno un pronto soccorso pediatrico e il personale in servizio (reclutato come?) è gravato da turni massacranti. Vorremmo un controllo rigoroso sulle procedure e sul rispetto dei parametri standard, sia per quel che riguarda il personale dedicato sia sulla qualità delle diagnostiche, ma anche sugli indici di occupazione di posti letto, sull'appropriatezza dei ricoveri e sulla mortalità. Io un codice rosso non lo porterei alla Mater Dei, ma sono sicuro di sbagliarmi».