Ricette elettroniche la rivolta dei medici

Anelli: sistema inadeguato, disagi per noi e per gli utenti " La ricetta dematerializzata? Un caos.

sabato 21 marzo 2015

Quotidiano di Puglia (Taranto)

I programmi informatici non sono pienamente efficienti e per la trasmissione telematica della ricetta viene chiesto ai medici di famiglia, dalle società di gestione, le Software House, un canone annuo di 230 euro, oltre all'Iva.

Sembrava che la Regione avesse trovato l'uovo di colombo, informatizzando la famosa ricetta rossa, eppure regna il caos e Fimmg, sindacato di categoria dei medici di famiglia, va in "trincea", pronto a dare battaglia. Le richieste dei medici? L'invio delle ricette al Sac (Servizio Accoglienza Centrale) e non al Sar (Servizio Accoglienza Regionale), in attesa che il capitolo della dematerializzazione sia chiarito.

Questo il grido del sindacato postato all'assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, che viene messo sotto tiro dai medici per i tanti problemi che stanno incontrando nell' abbandonare la cara, "vecchia" ricetta cartacea. «I processi informatici -spiega il segretario regionale della Fimmg, Filippo Anelli -migliorano la qualità della vita delle persone e migliorano l'assistenza che noi medici possiamo dare grazie al fatto che possiamo accedere a tutte le informazioni che riguardano i nostri assistiti.

Non ci stiamo, però, quando le procedure informatiche si rivelano un carico burocratico che sottrae tempo alle cure e all'assistenza dei pazienti, nostro obiettivo primario. La Puglia non è stata rapida sul processo di dematerializzazione della ricetta e la Regione, secondo il nostro punto di vista, ha sbagliato a dare i fondi alle società di gestione: dovevano aprire al libero mercato, avremmo avuto meno problemi. Abbiamo comunicato all'assessore Pentassuglia che non possiamo continuare così e non invieremo più al Sar le ricette».

I punti dolenti sono, per l'appunto, il canone di 230 euro l'anno, più Iva, richiesto ai medici di famiglia, dalle società di gestione, per la trasmissione della ricetta, e i software non proprio efficienti. Non va giù ai medici, di aprire il borsellino perché quei 230 euro si aggiungono al canone che già pagano per essere in rete e condividere la cartella clinica dei pazienti. E non solo. La trasmissione della ricetta al Sac era a titolo gratuito e quando la Regione, nel 2011, propose ai medici di inviare al Sar i sindacati furono chiari: «Nessun esborso da pare dei medici».

La segreteria regionale ha chiesto ai provinciali di convocare gli iscritti per informarli dello stato dell'arte e della decisione del sindacato di bypassare il Sar, in attesa di tempi migliori.

«Siamo ai soliti ferri corti", conclude Anelli. La ricetta dematerializzazione è un obbligo di legge, ma la sperimentazione, secondo Fimmg, ha rivelato più problemi che vantaggi. Nella lettera inviata all'assessore è stato precisato, senza che possano esserci dubbi interpretativi: «L'Accordo collettivo nazionale prevede che l'attività di spedizione avvenga senza oneri a carico del medico. Nel 2011, su richiesta della Regione, si optò per spedire le ricette al servizio di accoglienza regionale (Sar) e non a quello centrale (Sac).

In quella circostanza le organizzazioni sindacali posero la condizione imprescindibile, ovviamente, che la spedizione dovesse avvenire sempre senza oneri a carico del medico. Oggi invece per l'add-on di spedizione al Sar le Software House hanno chiesto un canone annuo pari a 230 euro più Iva». Ma la Regione, a fine febbraio, si era "portata avanti" evidenziando che «da oltre dieci anni viene erogata al medico un'indennità regionale pari a 900 euro annue a titolo di indennità informatica».

Quindi? Basterebbe, a parere della Regione, usare questa indennità a copertura dei costi della spedizione al Sar. Ma Fimmg ha già detto a Pentassuglia che «questa strada non è percorribile». Il braccio di ferro è in pieno svolgimento, insomma. I medici generici contestano l'inadeguatezza del sistema informatico utilizzato per l'introduzione della ricetta dematerializzata.