Corte dei conti, per i morti assistiti pagano i manager Asl non i medici

Sentenza 317 dell'11 novembre 2016 della Corte dei Conti del Lazio

lunedì 30 gennaio 2017

DOCTOR 33

Per le quote indebitamente ricevute dai medici di famiglia sugli assistiti defunti la colpa non è del medico che "ci ha marciato" ma dell'Asl che ha omesso il controllo, o meglio del suo responsabile: il manager. Un'importante pronuncia giurisprudenziale viene dalla sentenza 317 dell'11 novembre 2016 della Corte dei Conti del Lazio, depositata in questi giorni, che ha condannato l'ex direttore generale e l'ex commissario dell'Asl di Frosinone a "restituire" rispettivamente 42.309 e 1.754 euro per quote assistito percepite dai medici locali tra il 2007 e il 2010. Si parla di anni in cui non c'era il collegamento informatizzato tra Anagrafe del Comune e Anagrafe del Servizio sanitario nazionale, e ogni regione applicava una prescrizione diversa, 10 anni in Puglia, 5 nel Lazio, uno in Toscana, con i medici di famiglia che dovevano restituire cifre differenti a seconda di dove operavano. A Frosinone il confronto tra dati anagrafici dei residenti operato dalla Guardia di Finanza ha portato a stilare un elenco dei "morti assistiti" per cui dal 2005 al 2010 le somme percepite dai mmg non erano più recuperabili, dato che il caso si era aperto dopo il 2011 e dal 2005 la convenzione impone al medico la restituzione delle sole somme attribuitegli nell'ultimo anno ("La revoca della scelta da operarsi d'ufficio per morte dell'assistito ha effetto dal giorno del decesso. 

L'Azienda eÌ tenuta a comunicare al medico interessato la cancellazione per decesso tempestivamente e comunque entro un anno dall'evento", articolo 42 c4). La procura a questo punto ha chiesto controdeduzioni ai due manager, e li ha convocati in giudizio considerandoli responsabili della perdita rispettivamente di euro 83719 (l'ex direttore generale) ed euro 2631 (il commissario). Su quelle somme avrebbero violato gli obblighi di "direzione, sovrintendenza e controllo", in quanto l'Asl non aveva aggiornato le liste degli assistiti eliminando per tempo dagli elenchi i soggetti deceduti. Il giudice ha riconosciuto che per gli anni 2006 e 2007 era scattata la prescrizione e che la responsabilità va condivisa tra controllori e controllati, che però non sono citabili in giudizio, e ha ridotto le cifre. 

«La sanzione comunque è pesante ed è una novità che ci ripaga delle detrazioni che per anni abbiamo subito e della gogna mediatica da parte di articoli su giornali dove eravamo quelli che si facevano accreditare queste somme, come se avessimo il potere di accertare tutti i decessi dei nostri assistiti», commenta Antonio Chiodo presidente del sindacato Snami Puglia che da anni segue la vicenda nella sua regione. «Da noi le Asl hanno applicato la prescrizione a dieci anni chiedendo, anzi detraendo d'imperio, cifre fino a 15 mila euro per singolo medico e siamo stati interessati un po' tutti dai prelievi, di certo più del 50% dei mmg operativi. E purtroppo spesso tutto s'è concluso fin qui con il pagamento da parte del medico, un modo per evitare un contenzioso con il datore di lavoro. In un tale contesto, la sentenza costituisce un precedente molto importante».