Emiliano non molla "Daremo noi alla città di Taranto il polo oncologico"

All'ospedale Santissima Annunziata previsto un centro di oncoematologia

mercoledì 30 novembre 2016

REPUBBLICA BARI
IL sit-in davanti a Palazzo Chigi è rimandato a data  da destinarsi, preferibilmente dopo il referendum. E così lo scontro finale tra il governatore Michele Emiliano e il presidente del Consiglio Matteo Renzi non si terrà sabato prossimo. Era questa la data, appena 24 ore prima della chiamata alle urne per il referendum, scelta dall'associazione Genitori tarantini per andare sotto la sede del governo a Roma, chiedere un incontro col premier e parlargli dei problemi ambientali e sanitari che affliggono la città. Tutta la mobilitazione nasce dopo il caso dell'emendamento fantasma che avrebbe permesso a Tarante di risparmiarsi i tagli previsti dal piano di riordino e dotarsi di 50 milioni per assumere medici e comprare macchinari. Peccato che quell'emendamento non è mai arrivato in commissione 
Bilancio della Camera per l'approvazione perché, come ha confermato il presidente della commissione, il pugliese Francesco Boccia, non ha avuto l'ok della presidenza del Consiglio. È stato allora lo stesso rappresentante dei Genitori tarantini, Massimo Castellana, due giorni fa ad annunciare un sit-in sotto Palazzo Chigi per sabato prossimo, chiedendo al presidente Emiliano di «stare al nostro fianco». Il governatore accetta immediatamente l'invito, e così fanno anche molti consiglieri regionali del Pd. Renzi però non la prende affatto bene e collega il sit-in allo scontro referendario, visto che Emiliano è apertamente schierato per il"no" alla riforma. Per evitare ulteriori strumentalizzazioni ieri sia Emiliano che l'associazione dei Genitori tarantini 
hanno cambiato strategia: «II premier ci dica quando ci vuole incontrare — dichiara il governatore all'Ansa — può incontrarli domani, dopodomani o dopo il referendum». Ieri anche il consiglio regionale da manforte a Emiliano approvando un ordine del giorno per chiedere al governo Renzi di dare seguito agli impegni assunti e riproporre Femendamento fantasma (in tema sanitario il consiglio ha anche approvato una variazione al bilancio da 50 milioni di euro). Ma la lotta di Emiliano per Tarante non si ferma qui. Non a caso l'ultima revisione del piano di riordino che oggi dovrebbe essere approvato in giunta regionale prevede una importante correzione di rotta con il fine di potenziare la sanità tarantina e dotarla finalmente di un suo polo oncologico. 
Le novità potrebbero essere illustrate nel corso di una conferenza stampa, in cui tra l'altro si annuncerà il cambio tra i vertici della sanità: il direttore del dipartimento Salute della Regione Giovanni Gorgoni andrà alla guida dell'Ares. Prenderà il suo posto proprio l'attuale commissario straordinario dell'agenzia regionale sanitaria, Giancarlo Ruscitti. Quanto alle novità sul piano, il polo oncologico nascerà all'ospedale Moscati che sarà dotato di tutti i reparti oncologici e potenziato con nuovi posti letto (il piano prevede un ampliamento dei posti letto in tutta la Puglia da limila a 13mila 150, venendo incontro ad alcune richieste pervenute in commissione sanità). Il Moscati sarà direttamente collegato con l'Oncologico Giovanni Paolo II di Bari. Per sopperire alle carenze di personale, i due ospedali lavoreranno in hub & spoke: una giornata a settimana alcuni medici dell'oncologico barese faranno sedute operatorie al Moscati. La città sarà anche dotata di oncoematologia pediatrica che avrà sede nel Santissima Annunziata, anche questa in hub & spoke con il Policlinico di Bari. Per il resto il piano prevede, tra l'altro, il cronoprogramma per la chiusura dei 33 punti di primo intervento presenti in Puglia. Il progetto principale rimane comunque quello organizzato su Taranto. 
Non a caso l'Asl ionica è la più sguarnita. Strutture e macchinari vecchi, un buco in organico di circa 2mila persone e un futuro legato a un nuovo ospedale, il San Cataldo, che nelle migliori previsioni non arriverà prima di 5 o 6 anni. «Il nostro principale problema — spiega il direttore generale dell'Asl tarantina Stefano Rossi — è il buco nel personale ». In attesa che sia costruito il nuovo ospedale, ogni anno 8.500 tarantini si curano fuori regione e altri 20mila scelgono altre strutture pugliesi. «Davanti a una tale presenza di inquinamento industriale — denuncia Cosimo Nume, presidente dell'Ordine dei medici — mi sarei aspettato maggiore attenzione da parte del governo, invece sembra quasi che chiediamo l'elemosina».