Gentile: in Puglia, giro di vite sulla prescrizione farmaceutica

In arrivo un budget di spesa intelligente per potenziare i servizi territoriali (Gazzetta del Mezzogiorno)

mercoledì 08 maggio 2013

NICOLA PEPE  (8.5.2013)

• BARI. Sulla «febbre» da ricetta che costa alla Regione 280 milioni di euro in più, arriva l'antibiotico della Regione. L'assessore alla Salute, Elena Gentile, annuncia un giro di vite sulle prescri­zioni da parte dei medici di base per contenere il costo della farmaceutica: in arrivo i budget intelligenti di spesa e il «riordino» della spesa dell'assistenza territoriale con maggiori risorse per la domiciliare. La stretta sulla spesa dei medicinali è imposta dalla spending review dello scorso anno che da que­st'anno ha abbassato dal 13,1 all'I 1,35% il tetto di spesa assegnato a ciascuna regione in rapporto al fondo sanitario. La Puglia, purtroppo, mantiene l'asti­cella ancora troppo alta (nonostante un risparmio di 140 milioni di euro nel­l'ultimo biennio) e registra un trend di 4 punti percentuali al di sopra del limite. Poiché il nostro fondo sanitario am­monta a circa 7 miliardi di euro (inclusa la mobilità passiva), i 4 punti di dif­ferenza sono 280 milioni di euro tondi tondi.

Assessore Gentile, la Regione Pu­glia spende troppo in farmaci?

«È la maggiore criticità rappresen­tata dal Ministero. Purtroppo la nostra Regione mantiene alta la spesa farma­ceutica che dovremo necessariamente riportare nei limiti previsti».

Perchè emerge un vistoso confron­to con regioni come l'Emilia Roma­gna o la Toscana che hanno la nostra stessa popolazione?

«Forse perchè il loro modello cul­turale di prescrizione è allineato alle moderne linee guida sulla presa in carico delle patologie e tiene conto stili di vita e altro. Insomma, di certo non c'è una differenza di bravura tra i nostri medici e quelli delle altre re­gioni».

Rimodulare 280 milioni di spesa in pochi mesi non è un'impresa im­possibile?

«Guardi il nostro programma ope­rativo concordato con il Ministero è triennale e noi pensiamo di farcela an­che perchè gli ultimi dati della "pa­gella" dei Livelli essenziali di assistenza premiano l'impegno della regione evi­denziando un miglioramento di ben 40 punti».

Torniamo alle ricette. Come pen­sate di intervenire, da subito, per contenere la spesa farmaceutica?

«Attraverso la definizione di budget di spesa intelligenti. Chiarisco subito che non si tratta di tetti di spesa con un limite invalicabile: nella definizione di queste nuove regole, che noi auguriamo vengano condivise, terremo conto della diversificazione del territorio in cui ciascun professionista opera, della pre­sa in carico dei pazienti cronici e di tutta una serie di indicatori di appro-priatezza».

Insomma, una specie di pagella?

«Non è questo il senso. Il medico potrà anche splafonare il budget assegnato, ma ciò determinerà una verifica da parte degli organi di controllo, Asl o distretti, che potranno confermare op­pure no scelta fatta. Se prendiamo il caso di un paziente emofilia), è ovvio che ci troviamo di fronte a costi paz­zeschi. L'intento, insomma, è quello di trovare un sistema di regole condivise. Io cerco interlocutori intelligenti che non pregiudichino i livelli di assistenza arroccandosi su conflitti o tanto meno sulla tutela di corporazioni. Solo così in Regione troveranno porte spalancate».

«Guardi, il passaggio successivo alla riduzione della spesa farmaceutica è proprio quello del potenziamento dei servizi territoriali, tra cui l'assistenza domiciliare integrata (Adi)».

Ma la Puglia è fanalino di coda, come contesta la Fimmg con alcuni alcuni dati.

«Per amor di verità, quei dati diffusi si riferiscono al 2010 quando eravamo all'1,8% dell'assistenza domiciliare in­tegrata sulla popolazone ultra 65enne. Nel 2011 il dato è salito al 2% e lo scorso anno al 2,2%. La tendenza è in au­mento».

Il dato previsto è intorno al 3,5%. Non siamo un po' indietro?

Attualmente in Puglia esistono due forme di assistenza domiciliare, una è appunto l'Adi, l'altra è la cosiddetta "Adp" (assistenza domiciliare program­mata) svolta dai medici di base d'intesa con i distretti delle Asl. Noi spendiamo 18 milioni l'anno per l'"Adp" e non meno di 35-38 per l'Adi. Se sommassimo questi due tipi di assistenza domiciliare, rag­giungeremmo quella media percentua­le prevista. Quindi, appare evidente che la posizione assunta dalla Fimmg non sia aderente alla realtà: forse c'è qual­cosa che non quadra nel sistema com­plessivo Adi e Adp, sulla quale andreb­bero fatti alcuni approfondimenti».

Altri articoli sull'argomento