Veneto, medici di famiglia proclamano sciopero generale. La Regione non ascolta

Protesta unanime contro il passaggio alla dipendenza graduale

giovedì 20 luglio 2017

DOCTOR 33

Dopo il fallimento del tentativo di conciliazione in prefettura a Venezia per l'assenza dei rappresentanti della Regione, le quattro sigle di categoria dei medici di famiglia del Veneto, Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale, hanno confermato lo stato di agitazione indetto il 4 luglio proclamando lo sciopero generale. Tempi e modi della protesta saranno ufficializzati venerdì ma l'intenzione sembra quella di distribuire la protesta su più date, paralizzando così gli ambulatori di 3.200 camici bianchi.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata, a un anno dal varo della riforma della sanità regionale che istituisce l'Azienda Zero per centralizzare gli acquisti, l'ipotesi del presidente veneto Luca Zaia di un passaggio dei medici di famiglia alla dipendenza, graduale. Tra i motivi del contendere anche «il blocco delle Medicine di gruppo integrate» (gli ambulatori h12 o h24), oltre all'affidamento degli ospedali di comunità al privato convenzionato e ai problemi legati alla privacy che hanno fatto arenare il fascicolo sanitario elettronico.
«La Regione ha talmente a cuore il disagio dei propri medici di famiglia che ha rifiutato loro l'ascolto in tutte le sedi istituzionali e non» lamentano Domenico Crisarà (Fimmg), Salvatore Cauchi (Snami), Liliana Lora (Smi) e Antonio Fania (Impresa sindacale). «Il ricorso allo stato di agitazione e alla mediazione del prefetto di Venezia si erano resi necessari per la totale assenza di colloquio da parte dei funzionari regionali. Dopo l'incontro del 16 maggio scorso nessun segnale, se non un'evidente volontà di bloccare ogni progettualità che riguardi l'evoluzione delle cure primarie e il ruolo dei medici di medicina generale. Dopo aver contribuito in modo efficace a costruire una modalità di assistenza territoriale di eccellenza crediamo che, essendo le uniche figure sanitarie a poter essere scelte dai cittadini e a sostenere lo sforzo delle famiglie sulle quali è stato riversato il carico assistenziale ed economico della deospedalizzazione spinta di questi anni, sia nostro diritto conoscere il reale piano di riforma della medicina territoriale. Il tanto sbandierato Piano sociosanitario — chiudono i quattro portavoce — appare per nulla attuato. Il futuro della nostra sanità è dunque indecifrabile» concludono.