Reumatologia, l'unico ambulatorio della regione è salvo

II direttore generale del Policlinico, Vitangelo Dattoli, dopo l'allarme del Corriere dispone la copertura del servizio

domenica 31 agosto 2014

Corriere del Mezzogiorno (V. Damiani)

Dopo le proteste e le denunce delle associazioni degli ammalati, raccontate dal Corriere del Mezzogiorno, il direttore generale del Policlinico di Bari, Vitangelo Dattoli, lo scorso 28 agosto ha firmato una delibera, la numero 64178, con la quale vengono disposti degli interventi urgenti che eviteranno la chiusura dell'ambulatorio, prevista per il primo settembre, per la carenza di medici. Per evitare che nel centro di eccellenza pugliese venisse disattivato un servizio essenziale e unico, il manager dell'ospedale ha ordinato che i medici del reparto di medicina interna, «per un periodo di 60 giorni utili a definire il piano di assunzioni», dovranno garantire la copertura del turno di servizio pomeridiano.

L'attività ambulatoriale sarà, così, attiva dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 14, nel frattempo entro ottobre la direzione amministrativa dovrebbe provvedere a rinforzare l'organico con nuove assunzioni. «Ringrazio il direttore generale per la grande sensibilità e disponibilità dimostrata - commenta il primario di reumatologia, il professore Giovanni Lapadula, il dirigente che lo scorso 31 luglio aveva firmato l'ordine di servizio di chiusura dell'ambulatorio - il mio reparto ha vissuto un momento critico causato dal pensionamento di alcuni medici e dalla esclusione, per motivi di salute, dal servizio di guardie di altri colleghi.

Sono molto grato - prosegue - per la rapidità con la quale, preso atto delle necessità urgenti dovute alla improvvisa carenza di risorse umane, si è arrivati alla soluzione». La struttura di reumatologia del Policlinico - ambulatorio e reparto assieme - non solo è l'unica presente in Puglia, ma è anche la più grande d'Italia. L'ambulatorio rappresenta una sorta di pronto soccorso per l'ammalato, è lì infatti che il paziente riceve le prime visite, dove vengono eseguiti i controlli, le den-sitometrie e i day hospital diagnostici. Con la chiusura, agli ammalati pugliesi non sarebbe rimasto che rivolgersi alle strutture private o andare fuori regione per curarsi. Rischio che è stato evitato. Nonostante la malattia colpisca, secondo le ultime stime, le articolazioni di oltre 20 mila pugliesi e pur essendo una delle malattie autoimmuni più diffuse (8 volte più frequente della sclerosi multipla, ad esempio).

L'artrite reumatoide non è facilmente diagnosticabile, necessità di specialisti e attrezzatura ad hoc. Spesso viene confusa con patologie meno gravi, come l'artrosi. Il suo impatto sulla vita dei pazienti è invece fortissimo: entro i primi due anni il 10 per cento sviluppa un'invalidità grave, meno del 50 per cento mantiene un'attività lavorativa o svolge le normali attività a 10 anni dall'esordio, e oggi l'artrite reumatoide è una delle malattie più invalidanti con cui comba t tono classe medica e pazienti. Eppure in Italia la diagnosi è ancora molto lenta. «Il potenziamento degli ambulatori per le malattie rare - prosegue il professore Lapadula - fra le quali specificamente le malattie auto infiammatorie croniche e per quelle sistemiche potranno essere i primi progetti a vedere la luce». Vincenzo Damiani