Certificati medici per palestra cancellati ma ancora richiesti

Scotti: I pazienti vogliono un documento che non esiste piu'

martedì 09 settembre 2014

(AdnKronos Salute) – Si riaprono le iscrizioni in palestra e ritorna la confusione sui certificati medici, spesso richiesti nonostante la ‘cancellazione’, oltre un anno fa, del documento per chi fa attività ‘ludico sportiva amatoriale’, come ad esempio l’uso libero degli attrezzi o della piscina.

Negli studi dei medici di famiglia, infatti, i pazienti continuano a chiedere la certificazione che molte strutture pretendono comunque dai loro iscritti.

Una spesa che va dai 30 ai 50 euro e che non avrebbe dovuto più pesare sulle tasche degli italiani nelle intenzioni del legislatore. “I pazienti però ancora ci domandano un documento che praticamente non esiste”, spiega all’Adnkronos Salute Silvestro Scotti, vicesegretario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).

Il certificato medico, infatti, è obbligatorio solo (escludendo lo sport professionistico) per l’attività sportiva non agonistica, ovvero chi partecipa alle gare organizzate dagli organi scolastici come attività parascolastiche e dal Coni. “Nel caso delle palestre associate con il Coni il certificato è previsto – continua Scotti – ma negli altri casi no. Eppure le richieste continuano.

Molto probabilmente questo avviene perché i gestori pensano di tutelarsi rispetto alle coperture assicurative. Ma in realtà è una cosa doppiamente inutile: sia perché non è un obbligo sia perché non tutela da nulla, visto che per noi non è possibile certificare la compatibilità del paziente con attività fisiche libere o comunque stabilite dall’istruttore di cui non possiamo conoscere il carico reale ” .

I medici, teoricamente, possono produrre un certificato per l’attività agonistica o per attività non agonistica. “Dobbiamo ‘inventarci’ quello per la palestra, anche perché senza questo documento diverse strutture rifiutano l’iscrizione.

Allora torniamo alla ‘sana e robusta costituzione’, che non certifica niente rispetto all’attività che si è scelto di fare ma che che viene accettato perché, come mi ha riferito un mio paziente, iscritto ad una famosa palestra in franchising, per il gestore ‘basta che ci sia un pezzo di carta firmato dal medico’!”, conclude Scotti.

(Ram/Ct/Adnkronos) 08-SET-14 14:37