Nelle Asl sprechi, corruzione e incompetenza.

L'analisi impietosa della Corte dei Conti

venerdì 17 febbraio 2017

DOCTOR 33

Oltre il 50% dei giudizi di mala gestio - non dello spreco, però- instaurati presso la Corte dei Conti è negli enti territoriali: regioni, Asl e ospedali. Negli enti che fanno sanità, come negli altri enti pubblici, non c'è solo corruzione, ma anche incompetenza, incapacità a liberarsi dei clientelismi, indebita erogazione di emolumenti. Il fatto è che in sanità fra 2011 e 2015 la spesa per il personale è diminuita di quasi 5 punti, i costi di beni e servizi sono aumentati di altrettanto (ma gli acquisti si sono contratti): in sintesi quanto è stato dato ad alcuni è stato tolto ai malati. Il messaggio arriva dalla relazione d'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte. Una relazione dove si constata che la fruibilità del diritto alla Salute non pare uniforme in tutto il Paese: un'Italia dove la spesa del Fondo sanitario in termini reali tra 2009 e 2013 è diminuita di 1,6 punti l'anno, dove il numero di posti letto si avvia verso l'insufficienza, dove i bilanci preventivi degli enti territoriali sono fatti rispettare troppo poco e i consuntivi sono spesso in ritardo. 

La Corte si è occupata nel 2016 di danno alle Asl soprattutto sotto il profilo degli illeciti riguardanti i rapporti con le case di cura convenzionate, seguito dai risarcimenti a pazienti per danno iatrogeno e dall'iperprescrizione di farmaci. Il Presidente della Corte dei Conti Arturo Matucci di Scarfizzi invita a superare le inefficienze e a far leva su manager competenti: «...per gestire la cosa pubblica la rettitudine è un requisito indefettibile, ma non sufficiente: deve coniugarsi con competenza e capacità professionale per dar corpo alla diligenza richiesta». Manager poco competenti e diligenti? In questi giorni, il presidente Fiaso Carlo Ripa di Meana ha ricordato -con riferimento agli eterogenei numeri sul costo della corruzione - come in sanità spesso lo scandalismo prevalga sulla verità dei fatti. Per Ripa di Meana sarebbe un errore ipotizzare che il Ssn sia esposto in modo particolare alla corruzione. Al contrario, dal medico all'amministrativo, dallo sportellista al tecnico, gli operatori Ssn stanno partecipando a un grande processo di adeguamento alla realtà della legge anticorruzione dove «spesso l'approccio burocratico sembra prevalere sulla concreta messa in opera degli strumenti di monitoraggio e controllo». 

Ripa di Meana sottolinea come in questi anni Asl e ospedali abbiano fatto la loro parte. «Il 90% delle aziende sanitarie ha utilizzato le misure della legge 190/2012 sulla prevenzione dei fenomeni corruttivi». La legge è stata messa in pratica «grazie a top e middle management delle aziende sanitarie che hanno diffuso buone pratiche e una cultura della trasparenza e della lotta ai conflitti d'interessi». Nel Ssn la competenza c'è, ora «il tema centrale è individuare regole quanto più oggettive e condivise fra le aziende». Quest'anno Fiaso ha lanciato il nuovo "Progetto integrità" con l'obiettivo di costruire una rete di operatori e di strutture dedicati al tema e sviluppare una cultura del controllo. «Nel 2017 - ricorda il Presidente Fiaso -l'attenzione si concentrerà su appalti, personale, sperimentazione clinica e ricerca, libera professione e liste d'attesa. Puntando sugli uomini che "fanno sanità". Senza responsabilità individuale la legalità è solo un'astrazione».