Puglia, quei 13 farmaci d'oro che fanno sballare i conti

Il piano della Regione per risparmiare 128 milioni: lettere a tutti i medici di base

mercoledì 19 ottobre 2016

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI - LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

BARI - Nelle buste paga di settembre i medici di base e i pediatri di libera scelta hanno trovato anche un report prodotto dalla Regione. Contiene i dati di monitoraggio sulle prescrizioni farmaceutiche effettuate nei primi 6 mesi dell’anno. Ed è il primo step del piano messo a punto per far sì che la Puglia perda il suo poco invidiabile record: nel 2015 ha sfondato il tetto della spesa per i farmaci di 293 milioni, il secondo peggior risultato d’Italia dopo la Sardegna. I medicinali, in altri termini, si sono mangiati l’equivalente di 5 medi ospedali.

Il capo del dipartimento Salute, Giovanni Gorgoni, ha lavorato con i tecnici di Exprivia per costruire un «cruscotto» con il monitoraggio in tempo reale. Dati importantissimi, che consentiranno di mettere mano al problema intervenendo su due fronti: «Un’azione deterrente - dice Gorgoni - e un’azione di formazione e di sensibilizzazione». È tutto nero su bianco nel Piano operativo depositato al ministero della Salute: dal 2016 al 2018, la Puglia conta di recuperare così 128 milioni di euro.

Sono stati infatti identificati 13 farmaci «canaglia», quelli su cui in Puglia la spesa pro-capite pesata per cittadino è sensibilmente più alta della media nazionale. Delle due l’una: o c’è un boom di malati, oppure esiste un fenomeno di iper-prescrizione, o meglio ancora di prescrizione di farmaci più costosi. Gli ace-inibitori come il Ramipril costano ai pugliesi 5,10 euro in più rispetto alla media nazionale per un totale di 20 milioni l’anno in più. Sugli antibatterici sistemici come l’Augmentin c’è una extra-spesa di 5,77 euro a pugliese, per un totale di 22 milioni l’anno. Sugli antitrombotici come il Plavix lo scostamento è di 4,16 euro a paziente per altri 16 milioni. E poi urologici, antinfiammatori, farmaci per le malattie delle ossa, per la gotta, antiasmatici, persino i medicinali per il Parkinson. E addirittura le statine, che non hanno brevetto: in Puglia si spendono 2,06 euro in più a cittadino rispetto alla media, per altri 8 milioni.

Come si leggono questi dati? L’iper-prescrizione non sembra legata a questioni territoriali, per quanto esista una forte variabilità. La tabella in questa pagina mostra la spesa lorda pro-capite per provincia e il numero di dosi giornaliere per mille abitanti. Ebbene: dai dati (relativi al primo semestre 2016) emerge che in Puglia, con l’esclusione di Taranto, vengono prescritte meno dosi (-1,8%) ma a fronte di una spesa lorda procapite per paziente pari a 85,28 euro, più alta di quasi il 15% rispetto alla media nazionale. Detto in altri termini, è molto probabile che a parità di molecola i medici scelgano farmaci di costo maggiore fuori dalle liste di trasparenza. Una valutazione che sembra coerente anche con i dati Aifa, in base a cui nel 2015 in Puglia è calato il numero di ricette di quasi il 12%. Visto che la spesa media per cittadino è la terza più alta d’Italia, si conferma che si consumano meno farmaci ma li si paga di più.

In questo contesto, la Regione ha coinvolto i medici di medicina generale. Il loro contratto di lavoro prevede infatti che ogni (eventuale) contestazione, da parte delle Asl, debba avvenire solo dopo aver mostrato loro i dati. Ed ora i dati ci sono. Ma la Regione non intende adottare tattiche persecutorie, per quanto ci siano alcuni casi quantomeno curiosi (un pediatra del Foggiano ha una spesa media per assistito più alta del 50% rispetto alla media: l’analisi mostra che prescrive antibiotici a manetta). Entro fine mese Gorgoni porterà in giunta una delibera con il piano di azione: sui 12 Atc «canaglia» ci saranno workshop formativi con esperti di prescrizioni, ed almeno una volta l’anno i medici dovranno effettuare una «peer review» delle ricette insieme a farmacisti e informatici. «Un approccio - dice Gorgoni - già sperimentato sugli antibiotici nella Asl Bat, con ottimi risultati». Dai risparmi ottenuti, i medici otterranno risorse per finanziare le case della salute territoriali e l’infermiere di studio.

Ma la strategia anti-sprechi è più ampia. È in arrivo anche la delibera che crea una commissione unica regionale del farmaco, per rivedere i centri prescrittori (troppi: la Asl Bat ne ha tre in 10 km per il farmaco anti-epatite C) e creare un unico prontuario terapeutico regionale: una Asl ha inserito nel suo 15 diversi colluttori. L’analisi effettuata a livello di distretti, oltretutto, mostra che 14 distretti su 45 hanno una spesa procapite più alta della media nazionale. E quelli dove è più bassa, guarda caso, sono sul Gargano, dove i centri prescrittori sono meno.

Ancora, è stato avviato un monitoraggio delle schede Aifa per i farmaci cosiddetti innovativi, sui quali le aziende farmaceutiche sono tenuti a rimborsare il costo della terapia inefficace: è saltato fuori che in Puglia molte schede vengono aperte e non vengono mai chiuse (le case farmaceutiche ringraziano). Ed è anche saltato fuori che di alcuni farmaci (il Lucentis) c’è un consumo che non ha pari in Italia.