Ospedali, l'esercito degli imboscati

Imboscati in corsia un dipendente su 5 evita lavori pesanti o gode di permessi

sabato 14 gennaio 2017

Repubblica Bari

VANNO fortissimo soprattutto le limitazioni per la movimentazione carichi e pazienti, ma non si disdegnano neanche le altre inidoneità come esonero dai turni di notte, dal lavoro in sala operatoria, dalle attività in piedi o agli alti carichi di lavoro, per non parlare dei permessi concessi tramite la legge 104, che letteralmente spopolano negli ospedali della regione. Benvenuti nella Puglia degli imboscati, dove su 100 dipendenti ce ne sono 20 che hanno delle limitazioni o benefici che gli riducono gli orari di lavoro. Tutto in regola, ovviamente, visto che parliamo di chi nel settore pubblico riesce a lavorare a mezzo servizio, quando va bene, o a evitare certi incarichi, abusando dei diritti riconosciuti per legge come l'inidoneità parziale oppure le agevolazioni, i permessi e le indennità garantiti dalla legge 104, quella norma che garantisce permessi retribuiti a lavoratori disabili o che devono accudire genitori, coniugi, parenti e affini di terzo grado disabili gravi (senza considerare la possibilità di scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio, di rifiutare eventuali trasferimenti, lavori notturni e in alcuni casi anche lavori festivi e 
domenicali). Se è vero che l'età media dei dipendenti pubblici nella sanità è relativamente alta e con l'età c'è maggiore possibilità che aumentino acciacchi dovuti proprio al lavoro, è altrettanto vero che le cifre che emergono dalle Asi pugliesi sono sproporzionate. Solo nelle sei Asl pugliesi e nel Policlinico di Bari ci sono oltre 6mila dipendenti beneficiari della legge 104 con il permesso di assentarsi da lavoro tre giorni al mese, altri 3mila circa sono quelli inabili a svolgere alcune mansioni del loro lavoro. Sono numeri altissimi che superano di gran lunga le cifre italiane del fenomeno. Per fare solo qualche esempio, in Italia i dipendenti della sanità pubblica che sono riusciti a farsi riconoscere una serie di limitazioni alla propria idoneità lavorativa raggiungono il 12 per cento del totale. Nel pubblico impiego invece i beneficiari della 104 e di congedi straordinari a livello nazionale ammontano al 13,5 per cento di tutti i dipendenti, percentuali di gran lunga superiori a quelle registrate nel settore privato dove i beneficiari non superano il 3,3 per cento. I lavoratori del mondo della sanità in Puglia, però, riescono a fare anche di più, visto che i beneficiari di 104 qui sfiorano il 20 per cento del totale. Partiamo dalla Asi più grande della Puglia, una delle più grandi d'Italia, vale a dire l' Asi Bari: qui lavorano 8.300 dipendenti, tra medici, infermieri, tecnici e impiegati. Il 15,6 per cento, pari a 1.312 dipendenti, ha ottenuto dalle commissioni mediche il diritto a ottenere tutti i permessi garantiti dalla 104. In azienda poi ci sono 834 dipendenti con limitazioni, pari al 9,9 per cento del totale della forza lavoro. «Numeri molto rilevanti - ammette lo stesso direttore generale dell' Asl Bari, Vito Montanaro - incidenze altissime che impattano ancora di più sulle nostre carenze di personale». Sempre a Bari il Policlinico riesce a fare di peggio: qui, in uno dei più grandi ospedali del Sud Italia trovano lavoro 3.925 dipendenti ospedalieri. Fra questi il personale beneficiario di 104 ammonta a 476 donne e 272 maschi per un totale di 748 unità, pari al 19,6 per cento del totale. Solo nel 2015 questi dipendenti hanno usufruito di ben 25mila giornate di permesso. Si spiega così perché in certi casi, come nei periodi estivi o nelle emergenze invernali, diventi difficile anche completare i turni di lavoro. Nelle altre Asl pugliesi la musica non cambia tanto. A Foggia, per esempio, su 3.800 dipendenti totali circa, in 740 usufruiscono della legge 104. A questi però vanno aggiunti i 92 con limitazioni permanenti e gli altri 95 con limitazioni temporanee. Nell' Asi di Taranto ( 4.300 lavoratori in organico), si contano 897 beneficiari di 104 e 530 idonei con limitazioni. A Brindisi, invece, sono 702 i dipendenti che nel solo 2015 hanno ottenuto oltre 18mila giorni di assenza dal lavoro. Numeri pesanti anche nell'Asl di Lecce, la seconda per grandezza in Puglia: qui su 7.800 circa dipendenti ci sono 569 inidoneità (pari al 7,3 per cento) e 1.351 beneficiari di 104, pari al 17,3 per cento. «Per quanto riguarda gli inidonei - dice il direttore sanitario, Antonio Sanguedolce - la Asi sta predisponendo un atto di indirizzo per la loro gestione. Un uso corretto degli ausili per la movimentazione dei pazienti può ridurre le inidoneità. Bisogna però fare un investimento sia sui dispositivi che sulla formazione del personale». Ed è proprio quello che sta provando a fare !'Asi Bat. Qui su 3.430 dipendenti totali, sono 706 i beneficiari di 104 e 391 quelli con limitazioni permanenti di idoneità. Nel corso del 2015 sono stati investiti 50mila euro per dotarsi di ausili per la movimentazione dei pazienti e fare formazione al personale, «in questo modo - commenta il dg Ottavio Narracci- stiamo eliminando la causa principale della maggior parte delle limitazioni. Quanto alla 104, invece, quella non dipende dalle Asi».