Social network, Santoro (Mario Negri): servono regole per i medici

Sarebbe meglio non utilizzare i social media nella comunicazione tra medico e paziente

venerdì 27 maggio 2016

Doctor 33

«Sarebbe meglio non utilizzare i social media nella comunicazione tra medico e paziente e, se proprio si decide di farlo, è opportuno usare un profilo professionale distinto da quello personale. Inoltre la comunicazione può riguardare la salute ma non la medicina, si possono dare suggerimenti relativi agli stili di vita oppure occuparsi di questioni organizzative come la gestione degli appuntamenti, senza però entrare nello specifico dei problemi dei singoli pazienti o affrontare discorsi legati ai farmaci o alle terapie». Sono queste le principali indicazioni che provengono dalle società scientifiche internazionali sull'utilizzo delle reti sociali da parte dei medici, come spiega Eugenio Santoro, responsabile del Laboratorio di informatica medica dell'Irccs - Istituto Mario Negri di Milano, che ha anche relazionato sul tema nel recente workshop organizzato da Fnomceo a Rimini dedicato al ruolo dell'Ict nella professione medica.

«È un problema reale - sostiene Santoro - e diverse ricerche ormai indicano un utilizzo dei sistemi innovativi di comunicazione da parte dei medici. Le nostre indagini hanno fornito gli stessi risultati presentati tre settimane fa dall' Osservatorio innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano: il 12% usa, per comunicare con i pazienti, i social media, oltre l'80% la posta elettronica e oltre il 50% Whatsapp». L'esperto è soddisfatto di rilevare il cambio di atteggiamento di Fnomceo, «che per la prima volta si espone su questi argomenti; nel Codice deontologico del 2014 non c'è nessuna traccia sulla regolamentazione della comunicazione con i pazienti attraverso i mezzi elettronici e c'è solo un riferimento generico sulla comunicazione in un allegato. E questo fa ancora più specie, perché il Codice del 2006 aveva invece un parte molto ben fatta che regolamentava la comunicazione medico paziente attraverso la posta elettronica prendendo in considerazione gli aspetti di sicurezza e di privacy e fornendo strumenti utili». Ora Santoro si augura che a breve venga emesso qualche documento in proposito, senza attendere il prossimo Codice deontologico.


Renato Torlaschi