Perché Enpam valuta un possibile investimento in Atlante2.

Una serie di domande e risposte pubblicate dal sito ENPAM

giovedì 28 luglio 2016

Le Casse dei professionisti, fra cui l’Enpam, hanno deliberato di sostenere l’iniziativa Atlante2. Ecco il perché e una serie di domande e risposte.

È vero che userete il patrimonio Enpam per salvare le Banche?

No. L’Enpam e le altre Casse previdenziali non acquisteranno azioni delle banche. Nel mese di giugno 2016 il fondo Atlante ha rilevato le azioni di due istituti (Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza) ma le Casse non hanno partecipato a questa iniziativa e non hanno manifestato intenzione di farlo.

In cosa consiste questa nuova operazione?

Le Casse di previdenza hanno deliberato di sostenere l’iniziativa Atlante2, un fondo che acquisterà dei crediti deteriorati (in inglese: Non Performing Loans, NPL).

Cosa sono gli NPL?

Sono dei soldi che una banca ha prestato a privati o a imprese che non li stanno rimborsando. Per riavere i soldi prestati occorre fare attività di recupero crediti ed eventualmente mettere in vendita i beni che sono stati messi in garanzia (es: se ho avuto un mutuo per comprare un capannone e non pago le rate, il creditore può metterlo in vendita).

I soldi usati per acquistare in NPL tornano indietro?

Si tratta di un investimento: chi compra NPL lo fa puntando non solo a riavere il capitale ma anche a ottenere un profitto.
In pratica si acquista una certa quantità di crediti (a un prezzo inferiore a quello dei soldi concessi in prestito dalla banca). Si va poi dai debitori per cercare di farsi restituire i soldi, anche vendendo i beni lasciati in garanzia. Per fare un profitto non è necessario ottenere indietro tutti i soldi che la banca aveva prestato originariamente: basta che l’importo recuperato sia superiore al prezzo pagato per acquistare il credito. Ad esempio: se la banca ha concesso un prestito di 1.000 e compro il credito per 300, se ne recupero 400 vuol dire che alla fine ho riavuto i soldi investiti e in più ho guadagnato 100.

Si tratta di un investimento rischioso?

Sì, anche se va sottolineato che non esistono investimenti privi di rischio. Proprio per questo la decisione spetta ai Consigli di amministrazione delle singole Casse, che deliberano nel rispetto di regole di diversificazione (asset allocation) e delle proprie politiche di investimento, verificando le proposte tecniche alla luce di valutazioni di rischio/rendimento e nel rispetto delle direttive dei ministeri vigilanti. Questo è chiaramente scritto nella delibera dell’AdEPP.

Di che cifra si parla?

Per Atlante2 si parla di un possibile impegno di 500 milioni di euro da parte delle Casse: se questa cifra venisse confermata, si tratterebbe dello 0,66% del loro patrimonio totale.

Perché farlo?

Il 29 luglio verranno resi noti i risultati degli stress test sul sistema bancario italiano. È già noto che la Bce chiederà ad alcune banche di
vendere parte dei loro crediti deteriorati (NPL). Arrivare a quel momento con un piano d’azione e dei compratori potenziali contribuisce a ridurre il rischio di un’ondata speculativa contro il Paese.

Se l’investimento è tanto conveniente, perché non lo fa qualcun altro?

In realtà ci sono degli investitori speculativi (chiamati a volte “fondi avvoltoio”) interessati a questo tipo di operazioni sugli NPL. In genere però aspettano che la banca sia sull’orlo del fallimento in modo da poter spuntare il prezzo più basso possibile. Questi tipi di investitori tuttavia non tengono in considerazione altri aspetti, come le conseguenze sull’economia del Paese dove fanno operazioni speculative. Le Casse di previdenza, invece, hanno interesse sia a tutelare il capitale che investono, che serve a pagare pensioni, sia a preservare l’economia nella quale operano i professionisti iscritti. Banalmente, se l’economia andasse a rotoli non ci sarebbe più lavoro e nemmeno soldi per pagare i contributi previdenziali.