Veneto: «Sai quanto ci costa la tua risonanza?»

Si svela la spesa sostenuta dalla Regione. Coletto: «Così si responsabilizza il cittadino»

venerdì 11 luglio 2014

Corriere del Veneto

Malati, cambia il referto medico
«Sai quanto ci costa la tua risonanza?»
Si svela la spesa sostenuta dalla Regione. Coletto: «Così si responsabilizza il cittadino»

VENEZIA — Il primo passo era stato di imporre ai medici di base di segnare l’indice di priorità (da 10 a 180 giorni) sulla ricetta per una visita o un esame specialistici. Poi è stato inserito tra gli obiettivi dei direttori generali il tetto di quattro prestazioni specialistiche all’anno per veneto. Qualche Usl, come la 16 di Padova, è andata oltre, dicendo ai dottori di famiglia quanti pazienti affetti da determinate malattie seguire e quale quantitativo massimo di relativi farmaci possono erogare. Ora la giunta Zaia sferra l’attacco finale all’uso inappropriato della sanità, obbligando dal primo settembre strutture pubbliche e convenzionate a scrivere sui referti e nei verbali di Pronto soccorso da consegnare al paziente la spesa sostenuta dal Sistema sanitario regionale per curarlo. Lo stesso dovranno fare ospedali e cliniche nelle lettere di dimissioni post ricovero, ma dal primo gennaio 2015. Significa, per esempio, che dopo aver affrontato una Tac all’addome superiore, il medico ci metterà per iscritto non solo il risultato ma anche la seguente comunicazione: «Gentile signore/ signora desideriamo renderla partecipe che il Servizio sanitario regionale ha impiegato 187,25 euro per il suo percorso di cura».

La cifra non comprende il doppio ticket che il cittadino non esente deve versare (e che nei ricoveri non c’è): cioè 36,15 euro di base più 10 euro (o 5, per redditi inferiori a 29 mila euro) per la specialistica. E così sapremo che i raggi alla colonna vertebrale costano al sistema 42 euro, un esame clinico strumentale del seno 58,8, una Tac all’addome inferiore 59,3, un Ecocolordoppler 11,35, una risonanza del rachide 310,05, un ricovero 500, giusto per citare qualcuna delle prestazioni più richieste. Ma perchè affliggere uno che già sta male dicendogli quanto la comunità deve sborsare «per colpa sua»? «Si ritiene che la divulgazione di tale informazione sia rilevante, da una parte perchè le risorse impiegate provengono da finanziamenti pubblici — spiega l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, nella delibera approvata dall’esecutivo di Palazzo Balbi il 30 giugno — dall’altra perchè aiuta il cittadino a comprendere una realtà complessa e articolata come quella del sistema sanitario. Può rappresentare un ulteriore tassello per la costituzione di una cittadinanza matura e consapevole». Nel documento si legge inoltre: «Molte delle tariffe venete hanno importi superiori a quelle nazionali e conseguentemente le differenze restano a carico del bilancio regionale, come anche le tariffe delle prestazioni non comprese nei Livelli essenziali di assistenza. Tra le quali rientrano quelle la cui erogazione è stata consentita anche in regime ambulatoriale, fermo restando la sicurezza dei pazienti e degli operatori».

Da qui la necessità di razionalizzare, che però non piace agli ambulatori accreditati. Anisap, la sigla che li rappresenta, per bocca della presidente regionale Lia Ravagnin, rivela: «Una buona parte delle impegnative per esami di routine hanno un costo per il Sistema sanitario regionale pari a zero, perciò gli utenti sapranno che non solo non consumano risorse ma che per effetto del doppio ticket regalano alla Regione più di quanto le fanno spendere. Per esempio il tariffario veneto prevede per una visita generica una spesa di 20,50 euro, che a causa del ticket lievita a 30,50: 10 euro sono regalati al sistema dal malato. Aggiungo che i cittadini pagano abbondanti tasse per sostenere la sanità pubblica, quindi invece di colpevolizzarli sarebbe utile che le istituzioni spiegassero loro come impiegano questi soldi ». Allibito anche Flavio Magarini, segretario regionale di Cittadinanzattiva: «E’ una follia, tra poco ci metteranno anche un tetto alle cure. Ci daranno un determinato limite di spesa, oltre il quale non potremo andare e se dovessimo aver bisogno di altre terapie ce le dovremmo pagare di tasca nostra. Posso capire la finalità dell’appropriatezza, ma l’applicazione della delibera in questione è idiota. I reali erogatori di prestazioni sono i medici di base e se non riescono a prestare ai malati la giusta attenzione perchè il sistema non lo consente a causa di una serie di motivi, eccessiva burocrazia in primo luogo, è chiara la necessità di rivolgersi agli specialisti».