In piazza perché tra note e decreti ho smesso di curare

Dino Del Vecchio, presidente all'Ordine della BAT

sabato 11 novembre 2017

Corriere del Mezzogiorno

«Prima di prescrivere un farmaco o un esame -dice Dino Del Vecchio, medico di base e presidente dell'Ordine della Bat - ho una lista lunga così di cose da fare». Ma cosa deve fare esattamente, dottore? «Innanzi tutto osservare la nota Aita (agenzia del farmaco, ndr): stabilisce come limitare le prescrizioni. Per dire: prima di indicare un antiacido a chi accusa un mal di stomaco, devo sapere con precisione la malattia di cui soffre. Altrimenti nulla». Solo questo? «Macché. Poi ci sono da seguire i piani terapeutici, programmi indicati dagli specialisti per taluni farmaci. E si deve pure osservare il decreto Lorenzin del gennaio scorso. Allora, per fare un esempio, posso chiedere una risonanza o una tac solo per sospetta neoplasia o discopatia». Qual è il problema? «Ho perso la mia autonomia di medico. Di fronte ad un paziente che mi espone un problema non posso rispondere in termini clinici e provare a curarlo: prima di tutto devo badare a difendermi». Addirittura difendersi? «Posso essere chiamato a rifondere il costo del farmaco prescritto in modo inappropriato. E poi sono passibile di sanzione: richiamo, diffida, sospensione e la tanto spesso evocata revoca della convenzione con la Regione». Però deve riconoscere che certi suoi colleghi sono, diciamo così, troppo disinvolti. «Io gli sporcaccioni che lucrano sulle medicine 99 che prescrivono non li difendo. Ma vorrei sapere perché la Regione mi nega la libertà di fare il medico». Allude alle circolari emanate per contenere le prescrizioni? «Esatto: pongono dei limiti per antiacidi, antibiotici e antinfiammatori. Questo perché noi pugliesi prescriviamo più dei medici di altre Regioni». Non è vero? «Verissimo. Ma, chiedo, perché non coinvolgerci nelle decisioni? Perché non stabilire certe misure assieme a noi? Perché non far funzionare il Consiglio sanitario voluto da Emiliano e mai entrato in funzione? Quello sì sarebbe stato una camera di compensazione». Non protestate solo per le ricette. Quali sono gli altri aspetti che vi stanno a cuore? «La sicurezza è un tema molto vero e serio: non può essere trattato con sufficienza. Il rischio non si può annullare, questo è vero, ma si può ridurre: con sistemi di video-sorveglianza o di allarme. Solo ora, dopo insistenze, la mia Asl sta facendo una ricognizione dello stato dei luoghi dove si svolgono i servizi di guardia medica». Cosa si potrebbe fare? «Avevamo proposto una convenzione con un'azienda di vigilanza privata per un servizio "a chiamata", per chiedere l'accompagnamento della guardia giurata nelle visite domiciliari notturne. Cosa hanno risposto? Che è troppo costoso»