Prenotazioni mediche in farmacia, si pagherà 2 euro. L’ira dei medici di famiglia

Intervento del segretario della Fimmg, Benedetto Delvecchio, che parla del paradossale caso della Asl Bt

sabato 30 agosto 2014

Trani Live

Da martedì le prenotazioni (e le disdette) - di esami e visite specialistiche effettuate attraverso le farmacie sono diventate a pagamento: due euro per ciascuna prestazione, a carico del singolo cittadino. È l'effetto dell'accordo che la Regione ha fatto con i farmacisti per «stabilizzare» un servizio svolto finora gratuitamente su base volontaria ed a macchia di leopardo. Ma la novità ha, ovviamente, creato parecchio malcontento.

«Desta perplessità la decisione della Regione Puglia di far pagare ai cittadini per le prenotazioni effettuate in farmacia. Non vorrei che fosse in ossequio alla moda corrente che vuole che si aumentino i consumi, peccato che questi siano consumi per così dire improduttivi e che ridurranno ulteriormente la capacità di spesa dei cittadini e di coloro in maggiore difficoltà economica in particolare e penso agli anziani, ai pensionati, agli affetti da malattie croniche».

E' la reazione di Benedetto Delvecchio, segretario provinciale Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) della provincia di Barletta-Andria-Trani.

«La perplessità aumenta - scrive il dott. Delvecchio - se si pensa agli sprechi che nel settore sanitario vengono denunciati quotidianamente e che riguardano aspetti che di sanitario o inerenti alla salute hanno ben poco da spartire. Giova allora ricordare quanto accaduto nella Asl Bat. In seguito alla sospensione dell’erogazione del servizio da parte delle farmacie la Fimmg, sindacato dei medici di famiglia, insieme ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil dei pensionati concorda con la direzione generale un periodo di sperimentazione di prenotazioni negli ambulatori dei medici di famiglia. A distanza di due mesi il numero di prenotazioni effettuate e il gradimento dei cittadini risulta più che soddisfacente. I medici pertanto chiedono alla direzione generale di continuare il servizio remunerandolo con il costo orario del collaboratore di studio. Un ristoro quindi, si badi bene, non al medico ma al lavoro svolto dal dipendente».

«Il vantaggio appare evidente - racconta il rappresentante dei Medici di famiglia -, da una parte si offre un servizio che evita code e spostamenti per le prenotazioni a vantaggio di anziani e di cittadini che altrimenti sono costretti a peregrinare e dall’altra si offre la possibilità di aumentare l’orario di lavoro e quindi la capacità di reddito di dipendenti in larga parte giovani assunti part- time. Un investimento dunque in lavoro, tutela dei più fragili, semplificazione delle procedure. Tutto bene? Niente affatto, dall’assessorato arriva un netto diniego. L’iniziativa deve essere in capo alla Regione, niente spinte autonome da parte di Asl periferiche buone solo per sperimentare progetti avventurosi e abbandonati o insterilitosi strada facendo. Ma la cosa ancora più grave e che nessuno ha più interloquito con i sindacati e discusso della proposta fatta, nemmeno per opporre un diniego, né la Regione né il direttore generale. Alla faccia della concertazione, pratica oratoria buona solo in periodo elettorale».

«Ancora una volta - spiega Delvecchio - si preferisce scaricare sui cittadini le inefficienze del sistema, siamo diventati come la benzina, quando bisogna fare cassa ne si aumenta il prezzo. Mi auguro che in Regione vogliano ripensarci. Mi auguro che i nostri eletti in Consiglio regionale assumano una posizione chiara in proposito. Da parte nostra non possiamo che ribadire la nostra disponibilità al confronto e a riproporre il nostro impegno a fornire ai cittadini servizi che trasformino lo studio del medico di famiglia nel luogo dove vengano erogate prestazioni socio sanitarie capaci di abbattere i costi di un sistema sempre più asfittico, un luogo dove salute e razionalizzazione delle prestazioni erogate siano paradigma di una nuova sanità».