Medici in marcia appello a Emiliano: «Ora parliamoci»

Le decisioni sulla sanità pugliese siano preventivamente condivise e concordate con i medici.

sabato 11 novembre 2017

Corriere del Mezzogiorno (Francesco Strippoli)

È la richiesta avanzata ieri da un migliaio secondo gli organizzatori, che hanno manifestato a Bari in corteo chiedendo un maggior coinvolgimento nelle politiche sanitarie della Regione Puglia. Una richiesta di ascolto avanzata al presidente , Michele Emiliano, anche nell'assemblea che ha chiuso la manifestazione, con i referenti regionali ed i segretari nazionali dei principali sindacati di categoria, rappresentativi di medici di famiglia, ospedalieri pubblici e privati. alle pagine 2e3 Sanità I II corteo di Bari L'orgoglio dei medici marcia contro Emiliano «Ma ora dialoghiamo» bari «Proviamoci Emiliano, proviamo a ricominciare a parlarci. Questa è una grande classe medica: se il sistema sanitario pugliese ha tenuto, si deve dire grazie ai medici». Filippo Anelli, presidente dell'Ordine di Bari, parla ai suoi colleghi stipati in una sala dell'hotel Excelsior. Dalle sue parole si capisce quale sia stato il motivo che ha spinto i camici bianchi della Puglia a scendere in piazza. È stata - prima ancora di sgraditi provvedimenti di vigilanza - l'assenza di interlocuzione con la Regione. Una mancanza di dialogo che ha provocato un unicum nella storia recente della Regione: un corteo di medici. Non era mai successo prima. C'erano state - con tutte le amministrazioni precedenti, sia Fitto che Vendola - manifestazioni di protesta anche veementi: con la partecipazione di medici, altri operatori della sanità, amministratori locali, cittadini comuni. Mai però i camici bianchi erano scesi in strada da soli. Lo hanno fatto ieri, provenienti da tutte le province pugliesi. Erano circa seicento - gli organizzatori dicono 1.500 - e hanno marciato per meno di un chilometro, dal Policlinico al Consiglio regionale. Qui si sono fermati per una pausa simbolica, giacché la riunione dell'Assemblea per discutere di sanità era stata rinviata al 24 novembre già da diversi giorni. Si sono levati fi- schi e grida per richiamare in l'attenzione della giunta regionale, ma come ovvio non c'era nessuno ad aspettarli. È arrivato poco dopo una breve e fredda nota di Michele Emiliano. «Noi - dice il governatore - siamo per il confronto e per il dialogo, cercando sempre di avere un unico obiettivo: risolvere i problemi e migliorare la sanità. Già prima della manifestazione di oggi, avevo incontrato (martedì 7 novembre) una rappresentanza dei sindacati medici. Insieme avevamo deciso l'avvio di un tavolo di confronto permanente sulle diverse questioni. Abbiamo anche individuato la data del prossimo incontro, il 21 novembre. Solo così potremmo dire di aver reso un buon servizio ai pugliesi». Come si vede: non c'è alcun invito esplicito al confronto, giacché quel tavolo era già aperto a tutti. Emiliano vorrebbe sottolineare come sono stati i manifestanti a disertare l'incontro del 7 novembre, allo scopo di mettere in atto la protesta annunciata. Coloro che sono scesi in piazza hanno gioco facile a replicare di essere riusciti per «la prima volta a rendere compatto il sindacato medico, con 14 sigle aderenti» e tutte le categorie presenti: medici di famiglia, ospedalieri pubblici e privati, specialisti convenzionati, universitari. Definanziamento del sistema sanitario, carichi burocratici, limitazioni alla libertà di scelta, sicurezza sul lavoro: questi i temi che hanno visto riuniti Aaroi, Anaao, Sbv, Cimo, Cisl, Fassid, Fesmed, Fimmg, Smi, Sumai, Uil, Ussmo, Intesa, Medici universitari. Il corteo non aveva nulla da invidiare alle classiche manifestazioni sindacali, fischietti e bandiere comprese. Il primo striscione era dedicato alla sicurezza: «Basta con le morti annunciate / Dignità e sicurezza dei medici». Poi anche: «Ti piace questa sanità? A noi no»; «Più medicina, meno burocrazia = migliore assistenza». Un cartello ironico raffigura Emiliano come il gonfio omino degli pneumatici Michelin. Sotto la scritta: «Pressione troppo alta? Troppe arie». Gli slogan: «Diritto alla cura/ diritto a curare» e anche «Per la sanità/ vogliamo dignità». Al corteo si uniscono i consiglieri regionali, Ignazio Zullo e Luigi Manca, entrambi medici. Appartengono al gruppo di Dit, quello che aveva pubblicato il manifestino con il richiamo allo «schiaffo» da dare al governatore e che si era attirato lo sdegno dello staff di Emiliano e dei parlamentari del Pd. Solidarizzano con i medici Nino Marmo (FI), Erio Congedo (Fdi), Mino Borraccine (Sinistra italiana), il senatore Massimo Cassano (FI). La giornata si chiude in una sala. Al tavolo i rappresentanti nazionali e regionali dei sindacati intervenuti. Anelli tiene banco, apre al dialogo ma avverte la Regione: «Non ci divideremo, non ci divideranno». Rivendica più investimenti per il servizio sanitario e tocca un tema cruciale, «soprattutto per le nostre colleghe», quello della sicurezza. Cita Paola Labriola e Maria Monteduro, la prima psichiatra, l'altra medica di guardia, entrambe assassinate. Tutti in piedi a tributare alle due dottoresse un lungo commovente e preoccupato applauso. Il tema della sicurezza è ormai cruciale. Anelli lo dice. «So di una mamma di 74 anni che accompagna la figlia ogni notte in guardia medica». La giornata è finita: anche così si fa il medico di questi tempi.