No ad ambulanze senza medici e infermieri a bordo - No al numero unico 112

La diagnosi e la terapia sono competenza del medico e hanno un documentato valore salvavita”.

mercoledì 04 luglio 2018

““No ad ambulanze senza medici e infermieri a bordo. No a una demedicalizzazione del 118, che, secondo gli studi presenti in letteratura, fa drasticamente diminuire le possibilità di sopravvivenza dei pazienti critici che attivano il sistema dell’emergenza. La diagnosi e la terapia sono competenza del medico e hanno un documentato valore salvavita”.

Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, ha affermato, al termine di un incontro avvenuto oggi a Roma presso la sede della Fnomceo con Mario Balzanelli, presidente della Società Italiana Sistema 118 (Sis 118), per fare il punto sullo stato di salute del Sistema di Emergenza Territoriale in Italia, all’indomani dell’audizione dello stesso Balzanelli in Senato in merito  all’istituzione del numero unico di emergenza 112. 

Celerità, efficienza, efficacia: sono queste le caratteristiche che deve avere un buon sistema di Sistema di Emergenza Territoriale. In Italia, negli ultimi anni, il Sistema di Emergenza Territoriale 118 è stato, invece, sistematicamente depotenziato. Prima attraverso la chiusura del 31% delle centrali operative; poi con l’affermazione di modelli gestionali che hanno sostituito, con costi molto maggiori, il governo sanitario del Sistema con modalità di governo amministrativo; infine con la progressiva desertificazione della presenza a bordo dei mezzi di soccorso del SET-118 di personale sanitario medico – infermieristico. Ora, l’introduzione del numero unico 112 che andrà a sostituire e non – come avviene, ad esempio, in Francia e in Spagna, ad affiancare il 118 introducendo, di fatto, un doppio passaggio che rischia di far perdere tempo prezioso a chi deve chiamare i soccorsi.

Sono fortemente preoccupato – ha dichiarato Balzanelli -: occorre “restituire” immediatamente ai cittadini italiani, secondo quanto peraltro accade in altri Paesi dell’Unione, la possibilità di accesso diretto al Sistema di Emergenza Territoriale 118 in caso di imminente pericolo di perdere la vita. In caso di arresto cardiaco improvviso, che uccide ancora circa 8 italiani all’ora, per ogni minuto che passa dall’insorgenza dell’evento si perdono mediamente il 10% di possibilità di ripristino della circolazione spontanea, laddove la “catena dei soccorsi” funzioni al meglio. Chi di noi è disponibile, per un solo minuto perso eventualmente nelle operazioni di “doppio passaggio” tra 112 e 118, a cedere quel 10% di possibilità di tornare a vivere?”. No a una demedicalizzazione del 118, che, secondo gli studi presenti in letteratura, fa drasticamente diminuire le possibilità di sopravvivenza dei pazienti critici che attivano il sistema dell’emergenza. La diagnosi e la terapia sono competenza del medico e hanno un documentato valore salvavita”.

Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, ha affermato, al termine di un incontro avvenuto oggi a Roma presso la sede della Fnomceo con Mario Balzanelli, presidente della Società Italiana Sistema 118 (Sis 118), per fare il punto sullo stato di salute del Sistema di Emergenza Territoriale in Italia, all’indomani dell’audizione dello stesso Balzanelli in Senato in merito  all’istituzione del numero unico di emergenza 112. 

Celerità, efficienza, efficacia: sono queste le caratteristiche che deve avere un buon sistema di Sistema di Emergenza Territoriale. In Italia, negli ultimi anni, il Sistema di Emergenza Territoriale 118 è stato, invece, sistematicamente depotenziato. Prima attraverso la chiusura del 31% delle centrali operative; poi con l’affermazione di modelli gestionali che hanno sostituito, con costi molto maggiori, il governo sanitario del Sistema con modalità di governo amministrativo; infine con la progressiva desertificazione della presenza a bordo dei mezzi di soccorso del SET-118 di personale sanitario medico – infermieristico. Ora, l’introduzione del numero unico 112 che andrà a sostituire e non – come avviene, ad esempio, in Francia e in Spagna, ad affiancare il 118 introducendo, di fatto, un doppio passaggio che rischia di far perdere tempo prezioso a chi deve chiamare i soccorsi.

Sono fortemente preoccupato – ha dichiarato Balzanelli -: occorre “restituire” immediatamente ai cittadini italiani, secondo quanto peraltro accade in altri Paesi dell’Unione, la possibilità di accesso diretto al Sistema di Emergenza Territoriale 118 in caso di imminente pericolo di perdere la vita. In caso di arresto cardiaco improvviso, che uccide ancora circa 8 italiani all’ora, per ogni minuto che passa dall’insorgenza dell’evento si perdono mediamente il 10% di possibilità di ripristino della circolazione spontanea, laddove la “catena dei soccorsi” funzioni al meglio. Chi di noi è disponibile, per un solo minuto perso eventualmente nelle operazioni di “doppio passaggio” tra 112 e 118, a cedere quel 10% di possibilità di tornare a vivere?”