Corte d'Appello, non c'è alcuna relazione tra vaccino e autismo

La corte d'Appello di Bologna ha ribaltato una sentenza del 2012 del giudice del lavoro di Rimini

lunedì 02 marzo 2015

(Dott-Net -Repubblica)

Nessuna relazione tra vaccino e autismo. La corte d'Appello di Bologna ha ribaltato una sentenza del 2012 del giudice del lavoro di Rimini che, in alcuni casi, ha fatto da precedente. Secondo i magistrati non esistono evidenze scientifiche per stabilire che la profilassi provochi la sindrome, c'è solo un collegamento temporale. Ovvero l'iniezione che previene morbillo, parotite e rosolia viene fatta prima della diagnosi di malattia autistica, che di solito arriva tra i 3 e i 6 anni. 

La sentenza del 2012 (giudice del lavoro di Rimini) aveva riconosciuto il risarcimento ad una coppia romagnola il cui bambino era stato vaccinato dalla Asl nel 2002 e successivamente aveva avuto una diagnosi di autismo. Una decisione definita storica e che, secondo alcuni, avrebbe contribuito a rendere la Romagna una delle zone d'Italia dove il tasso di vaccinazione si sta riducendo oltre ad essere punto di riferimento in molte cause civili per danni che sono state avviate successivamente. Alla nuova sentenza, del 13 febbraio scorso, si è giunti dopo l'appello del ministero della Sanità, condannato a Rimini a pagare i danni da vaccino (stimati intorno ai 200 mila euro). Il consulente tecnico d'ufficio della Corte, il dottor Lodi, ha demolito una ad una le ragioni del giudice del lavoro segnalando “in modo minuzioso la non pertinenza e la non rilevanza degli studi in essa citati". Il consulente della famiglia, a sua volta, ha presentato le ricerche del medico inglese Wakefild, autore di un discusso articolo su Lancet sui collegamenti tra vaccini e autismo, che poi venne ritirato. "Sono studi irrilevanti - ha scritto il perito - smentiti dalla comunità scientifica". Inoltre "nella storia clinica del bambino non c'è un'oggettiva correlazione temporale tra la progressiva comparsa dei disturbi della sfera autistica e il vaccino Mpr, vi è solo il fatto che i due eventi avvengano uno prima e uno dopo, ma come dimostrato, ciò non è sufficiente a mettere in relazione i due eventi ".
 
 
In primo grado si era detto che in assenza di altre cause evidenti la malattia non poteva che essere dovuta al vaccino. Un assioma contestato da Lodi. "Dire che la sindrome non ha altre cause note e quindi è colpa dell'Mpr non aveva senso logico - aggiunge Antonio Ferro, medico responsabile del sito "vaccinarsi", impegnato a informare sulle vaccinazioni, intervistato da Repubblica - E tra l'altro recenti studi dicono che la sindrome potrebbe essere dovuta a una predisposizione genetica. La sentenza di Rimini del 2012 non aveva precedenti, e i gruppi antivaccinali hanno fatto leva sulla decisione per convincere centinaia di famiglie a non fare il vaccino Mpr. Adesso speriamo che i magistrati che si occuperanno della questine tengano conto di quanto stabilito dalla corte di Bologna". Non sembra particolarmente colpito dalla sentenza, invece, Luca Ventaloro, avvocato della coppia romagnola. "Il consulente della corte ha fatto un approfondimento parziale, non collegato ai più recenti studi - dice - Ricorreremo in Cassazione". Il legale ha fatto decine di cause civili sui danni da vaccino (sostenendo che ha provocato casi di epilessia, diabete, encefalite, cardiopatia), di cui una decina per la correlazione con l'autismo. Dice di essere in contatto con Wakefield. "La maggioranza le perdo ma in questi ultimi anni la tendenza si sta invertendo. Vinco in appello e spesso in primo grado, ma sto zitto, non lo dico altrimenti il ministero me le impugna ".