Sull'ambulatorio di Paola si abbassa la saracinesca .

Non riaprirà il Csm dove fu uccisa la psichiatra Gli operatori: ma al Libertà serve un'altra sede

domenica 29 settembre 2013

Adriana Logroscino (Corriere del Mezzogiorno)

BARI — Il centro di salute mentale di via Tenente Casale, al quartiere Libertà di Bari, non riaprirà più. Non soltanto per ragioni di opportunità: quell'ambulatorio resterà per sempre legato al brutale assassinio di Paola Labriola, psichiatra che in quei locali prestava il suo servizio, e quindi sarebbe psicologicamente difficile per gli operatori e per gli utenti riprendere le normali attività. 

Ma  c'è una seconda ragione: quel tragico fatto ha messo in luce che si trattava di locali inadeguati, per niente sicuri, così come da tempo denunciavano i medici e gli infermieri, e la morte della dottoressa Labriola, quanto meno, ha fatto sollevare il velo sulle pietose condizioni in cui lavorano molti psichiatri impegnati nel servizio pubblico. Il rischio, però, è che al Libertà un così importante presidio non riapra più. Un'eventualità che, spiegano gli addetti ai lavori, va scongiurata ad ogni costo. «Quale che sia l'esito del dibattito in corso sulla riorganizzazione del servizio — spiega Vincenzo Squeo, direttore del centro di salute mentale 6 che conta tra le sue sedi quella di via Tenente Casale — il quartiere Libertà avrà un'altra sede. Se ne dovrà cercare un'altra. Privare un quartiere così problematico dell'ambulatorio di salute mentale, sarebbe disastroso».

La sede di via Tenente Casale contiene ancora circa 700 cartelle, tante quanti sono i pazienti che qui erano seguiti: poco meno della metà del totale degli utenti del csm 6. «Le sette sedi dislocate sul territorio di Bari — spiega il dottor Squeo — costituiscono presìdi del territorio, sono una conquista della legge 180 (la legge che nel 1978 ha chiuso i manicomi, ndr). La loro prossimità rispetto agli utenti è garanzia di un buon livello di qualità. Per intenderci, non è un'evoluzione allungare l'orario di questo servizio, riducendo le sedi in cui si esercita». Ed è questo il punto: il sospetto che serpeggia tra gli operatori dei centri di salute mentale sembra essere che la direzione sanitaria, approfittando della circostanza — il fatto che sia stato teatro di un omicidio, cioè — che rende di fatto improponibile la riapertura dell'ambulatorio in via Tenente Casale, riduca le sedi.

Nel nome della riorganizzazione del servizio con una — già promessa — estensione dell'orario dalle attuali 6 a 12 ore al giorno. Il direttore generale della Asl di Bari, Domenico Colasanto, però, getta acqua sul fuoco. «La chiusura del centro di via Tenente Casale per trasferire il csm altrove, in locali pubblici — spiega — era già stato ipotizzato quattro mesi fa. Fu allora che incontrammo il direttore generale del Comune, Vito Leccese, affinché valutasse la possibilità di assegnarci una sede. Si parlò di un ex mercato, ma in realtà a noi sarebbe più utile la divisione di spazi pensati per una scuola, per esempio. Quel confronto con il Comune si è poi interrotto. Ma ho appena inviato una lettera al sindaco perché lo si riprenda».

Ma il quartiere Libertà conserverà il suo presidio dedicato alla salute mentale? «Noi stiamo effettivamente rileggendo la rete dei centri per la salute mentale — replica il dg della Asl — ma con l'obiettivo di evitare la parcellizzazione dei centri decisionali, non degli ambulatori: a Bari ci sarà un solo csm, inteso come uffici di dirigenza, ma non si ridurranno le sedi in cui si presta il servizio. Una delle quali dovrà essere al Libertà». In attesa che si individui una nuova sede, però, i csm di Bari sono 6. E per i quartieri a Nord di Bari, l'unico presidio resta quello del San Paolo. Intanto, per il trigesimo della morte di Paola Labriola, il 4 ottobre, il comitato cittadino «Il giardino di Paola» promuove una fiaccolata silenziosa che testimoni «convinta partecipazione contro l'indifferenza e la violenza». L'appuntamento è alle 18.30 dalla chiesa del Redentore, cuore del quartiere Libertà.