OMCeO Bari: Ennesima morte sul lavoro di un medico.

Sul tema sicurezza urge passare dalle parole ai fatti

martedì 30 maggio 2017

Comunicato Stampa OMCeO Bari Bari, 30 maggio 2017 – La tragica morte di Caterina Pesce, anestesista responsabile per la Asl di Bari della struttura che si occupa dei pazienti fragili ripropone prepotentemente il tema delle morti sul lavoro e della sicurezza per i medici e gli operatori sanitari. Mercoledì scorso la collega stava infatti rientrando a casa dopo aver effettuato una visita domiciliare a un paziente affetto da SLA quando è stata coinvolta in un fatale incidente stradale. L’avvenimento assume connotazioni ancora più drammatiche quando si pensa che Caterina Pesce nel 2014 era finita al centro di una bufera mediatica dopo essere stata ingiustamente accusata di essersi rifiutata di assistere a domicilio proprio una malata di SLA.

In quel caso la collega aveva subito la gogna mediatica, nonostante fosse stata proprio la buona volontà e la disponibilità dei medici, che fanno costantemente appello ai principi etici della professione per garantire i diritti all’assistenza dei pazienti, a supplire alle carenze organizzative del sistema.

 

Benché più volte denunciato dagli Ordini e nonostante le rassicurazioni in merito da parte della Regione e dei Dirigenti delle ASL, il problema della sicurezza dei medici e del personale sanitario negli ospedali e nelle strutture territoriali non sembra aver trovato ancora risposte.

Manca a oggi un progetto di revisione complessiva del sistema di emergenza e continuità assistenziale a livello regionale. Manca un quadro di censimento delle sedi territoriali, delle condizioni in cui versano e delle possibili soluzioni. Manca ancora all’appello, nonostante gli impegni presi dalla Regione, l’Osservatorio regionale sulla sicurezza.

“Mi unisco al dolore della famiglia di Caterina Pesce per la loro tragica perdita” - dichiara Filippo Anelli, Presidente OMCeO Bari – “ma devo anche ricordare che quella di Caterina è l’ennesima, drammatica morte sul lavoro che colpisce una categoria costretta ormai a lavorare in condizioni inaccettabili. Dopo le parole servono i fatti.”