Una questione di genere: non proviamo a negarlo

Filomena Parisi: Aggredita da un paziente, salvata da un collega

sabato 04 novembre 2017

La Gazzetta del Mezzogiorno

La rabbia che ottunde la ragione. E spinge a prevaricare. Forte anche della consapevolezza che in quell'ambulatorio, spesso ai margini della città e fuori dai radar del traffico urbano, una donna seppur in camice bianco e pronta ad alleviare disturbi e malesseri, sia tendenzialmente sola. Nel mirino di qualsivoglia aggressore. È questa la sconfitta della continuità assistenziale (la cosiddetta, guardia medica), una professione cagionevole di salute. «Un episodio spiacevole, che mi porto ancora dietro, è accaduto nel Tarantino-spiega la dottoressa Filomena Parisi, 36 anni, medico di medicina generale in servizio in continuità assistenziale - Un uomo sulla cinquantina che accusava un forte mal di denti mi chiese di prescrivergli un determinato farmaco su ricetta rossa. Gli spiegai che avrei potuto prescrivergli il medicinale solo su ricetta bianca, nel senso che il farmaco sarebbe stato a carico del servizio sanitario esclusivamente laddove avesse accusato coliche renali o dolore post operatorio. Ma non era il suo caso. Gli prospettai anche l'alternativa di un altro antidolorifico, ma l'uomo non ammetteva alternative» aggiunge la dottoressa in passato in servizio anche a Gravina, Pog-giorsini, Altamura e Santeramo. Pochi minuti e quel vento, già presagio di bufera, si trasformò in tempesta. «L'uomo cominciò ad alzare la voce e a sbattere i pugni sulla scrivania - continua la Parisi -Per fortuna ero di turno con un mio collega, uomo, che mi raggiunse dalla sua stanza e intervenne. Ma se fossi stata sola, come è accaduto a Poggiorsini, o se con me ci fosse stata un'altra donna, come sarebbe andata a finire? Inutile non farne una questione di genere, il problema esiste» aggiunge la dottoressa che insieme alle sue colleghe, tutt'altro che rassegnate a sedi anguste e buie o a relegare il loro ruolo a mere «scribacchine», stanno cercando di galleggiare sul marasma. Nonostante l'antologia delle storie poi finite male è parecchio corposa. «Da un lato, il problema sta nelle sedi troppo periferiche - spiega la dottoressa - dall'altra, nel ruolo che è riconosciuto dalla legge ai medici in continuità assistenziale e che di conseguenza si riflette sulla cultura del paziente. La differenza tra noi e l'assistenza primaria, cioè il medico di famiglia, qual è? Siamo entrambi laureati e con il medesimo corso di formazione specifica in medicina generale: semplicemente noi lavoriamo a ore, loro a pazienti. Servirebbe quindi se non proprio riconoscere l'unicità della figura, attribuire alla guardia medica funzioni aggiuntive, tra cui la gestione del cronico, cioè la possibilità di conoscere la cartella clinica del paziente e aiutarlo non solo a ridimensionare il suo dolore momentaneo, ma a evitare che la patologia si riacutizzi» conclude la Parisi che parteciperà senza riserve alla manifestazione intersindacale e dell'intera categoria medica, indetta dal presidente dell'ordine dei medici il prossimo 10 novembre a Bari, per portare all'attenzione dei vertici proprio le problematiche che attengono alla continuità assistenziale.