Medici arrestati: protesi scadenti agli anziani per soldi

Contratto tra medico e la società Ceraver. L'inchiesta di Monza si allarga a lesioni

venerdì 15 settembre 2017

Dott-Net

La salute dei pazienti veniva messa all'ultimo posto, tanto da rifilare le protesi di pessima qualità soprattutto agli anziani, e in più il rapporto "corruttivo" tra i chirurghi e i responsabili della società Ceraver sarebbe stato regolato anche da "un vero e proprio contratto" per avere una "apparenza di legalità". Sono altri dettagli contenuti negli atti dell'inchiesta dei pm di Monza Manuela Massenz e Giulia Rizzo che ieri ha portato all'arresto di 12 'camici bianchi', tra cui anche medici di base, e ad altre 9 misure cautelari per un vorticoso giro di mazzette.

Del "contratto" da "formalizzare", che come spiega il gip Federica Centonze avrebbe previsto "l'impegno del chirurgo ad impiantare 4 protesi a settimana" per "20mila euro all'anno", parlano in alcune intercettazioni Claudio Manzini, specialista di Ortopedia degli Istituti Clinici Zucchi di Monza e Marco Camnasio agente di commercio della Ceraver, entrambi finiti in carcere. I due, come si legge negli atti, si sarebbero preoccupati soprattutto di "occultare la diretta riferibilità a Manzini del contratto". Mentre in un'altra telefonata il responsabile commerciale della ditta Denis Panico, anche lui arrestato, diceva a Camnasio: "Manzini...del contratto ci hai già parlato? (...) Quanto gli hai detto? 20.000?".

E l'altro: "Certo (...) per 4 la settimana". Il riferimento era sempre a quella "marea" di protesi da far acquistare al Policlinico di Monza e ad altre strutture sanitarie convenzionate per essere impiantate. In tante intercettazioni, però, gli stessi medici arrestati con parole spesso volgari manifestano "la consapevolezza dell'inferiorità qualitativa dei prodotti Ceraver" rispetto agli altri sul mercato. Tanto che il presunto mediatore Ivano Caracciolo, ora ai domiciliari, avrebbe spinto Filippo Cardillo (arrestato), chirurgo alla Casa di cura San Giovanni di Milano e alla Polispecialistica Villa Verde di Reggio Emilia, ad impiantarle sugli anziani che, a suo dire, "non necessitano - scrive il gip - di un ausilio chirurgico particolarmente 'performante'".

E così Caracciolo, al telefono con Panico della Ceraver, raccontava un dialogo col chirurgo: "Gli ho detto .. ai pazienti un po' vecchiotti .. mettiamogli la loro .. che cazzo te ne frega". L'inchiesta, tra l'altro, dopo le perquisizioni in diverse regioni e i sequestri di ieri, punta ora a verificare con l'acquisizione di cartelle cliniche l'ipotesi di "lesioni volontarie" su pazienti operati degli specialisti ortopedici Marco Valadè e Fabio Bestetti, i più "spregiudicati", secondo i pm, nelle loro conversazioni.

"E' uno ligio al dovere", diceva Valadè nel gennaio 2015 descrivendo un collega contrario all'utilizzo delle protesi scadenti. Ad ogni modo, sempre stando agli atti, i due avrebbero provato, senza successo, a coinvolgere anche lui nel meccanismo del cosiddetto "disturbo", ossia le tangenti incassate che crescevano assieme al numero di protesi utilizzate. Per lunedì mattina sono stati fissati i primi interrogatori davanti al gip per gli indagati finiti in carcere, tra cui Bestetti (difeso dal legale Attilio Villa) che avrebbe anche fotografato "i prodotti di ditte concorrenti durante gli interventi" per avvantaggiare la Ceraver.