Antipsicotici atipici e rischio di danno renale acuto negli anziani: studio di coorte

I farmaci antipsicotici atipici sarebbero legati al danno renale acuto (AKI) nei pazienti anziani.

giovedì 21 agosto 2014

Secondo un nuovo studio pubblicato su Annals of Internal Medicine, i farmaci antipsicotici atipici sarebbero legati al danno renale acuto (AKI) nei pazienti anziani.
Questa classe di classe di farmaci viene spesso utilizzata, al di fuori delle indicazioni autorizzate (off label), nelle persone colpite dalla demenza per controllare i sintomi comportamentali di questo disturbo.
Gli antipsicotici atipici sono antagonisti dei recettori alfa-adrenergici, muscarinici, della serotonina e della dopamina. In diversi casi clinici pubblicati sulla letteratura (case reports) il danno renale acuto o una improvvisa perdita di funzione renale sono risultati correlati al loro uso.

Uno studio di coorte basato sulla popolazione che ha esaminato le cartelle cliniche di quasi 200.000 adulti di età superiore ai 64 anni ha evidenziato che i soggetti che avevano ricevuto una prescrizione di quetiapina, risperidone  o olanzapina avevano fatto registrare un aumento quasi doppio del rischio di ospedalizzazione per danno renale acuto nei 90 giorni successivi rispetto a coloro che non avevano ricevuto queste prescrizioni.

Inoltre, i pazienti trattati con uno di questi antipsicotici atipici orali presentavano un aumentato rischio di ritenzione urinaria acuta, ipotensione ed eventi fatali.

La Food and Drug Administration (FDA) aveva emesso un black-box warning nel 2005 sulla base di 17 studi controllati randomizzati che indicavano come i pazienti anziani affetti da demenza a cui era stato somministrato un antipsicotico atipico avevano un rischio maggiore di mortalità di 1,6-1,7 volte maggiore "rispetto a quelli che avevano ricevuto un placebo”.

In Italia l’Agenzia Italiana del Farmaco ha da tempo implementato un sistema di controllo della prescrizione di questo tipo di farmaci, revisionato nel 2013, che prevede che possa avvenire “attraverso i centri specialistici autorizzati, identificati dalle Regioni, con la procedura di rimborsabilità da parte del SSN, in regime di distribuzione diretta”. Per le aziende sanitarie è previsto un modello unico di scheda per la prescrizione di inizio trattamento e una serie di schede di monitoraggio per ogni paziente con diagnosi di demenza e in trattamento con antipsicotici.

Per realizzare lo studio i ricercatori, coordinati dal Dott. Amit Garg, nefrologo del London Health Sciences Center e della London Kidney Clinical Research Unit in Ontario, Canada, hanno esaminato 5 database contenenti i dati clinici relativi a 97.777 adulti di età  media pari a 80,7 anni e non più giovani di 65 anni, che avevano vissuto in Ontario e avevano ricevuto una nuova prescrizione ambulatoriale di un antipsicotico atipico tra il giugno 2003 e il dicembre 2011. Al 53,8% di questi pazienti era stata diagnosticata la demenza.

I ricercatori hanno anche esaminato i dati, relativi a un campione altrettanto numeroso di adulti, corrispondente per i parametri legati a età, sesso e salute ma che non avevano ricevuto prescrizioni di antipsicotici atipici.

L'outcome primario era l'ospedalizzazione a causa di AKI entro 3 mesi dal ricevimento di una prescrizione.

Il farmaco più frequentemente prescritto è risultato essere risperidone (45,7%), seguito da quetiapina (35,3%) e olanzapina (19%). La dose iniziale giornaliera mediana per ciascun paziente era rispettivamente pari a 25 mg/die, 0,5 mg/die e 2,5 mg/die.

Le informazioni  sulla prescrizione erano disponibili per circa l’89,2% dei pazienti riceventi il trattamento. Di questi, l’89,2% ha ricevuto le prescrizioni da parte dei medici di famiglia, il 6,8% li ha ricevuti da psichiatri e il 4,7% di loro le ha ricevute da geriatri.

I pazienti  a cui è stato prescritto un antipsicotico atipico, secondo quanto riportano gli autori, hanno riportato un rischio relativo (RR) significativamente più alto per il ricovero a causa di AKI rispetto a quelli a cui non erano stati prescritti questi farmaci (RR 1,73, 95% intervallo di confidenza [CI], 1,55-1,92).

Nell'analisi sottopopolazione che ha valutato i livelli di creatinina sierica, l’associazione tra i farmaci e il ricovero in ospedale per AKI risultava ancora significativa (RR 1,70, 95% CI, 1,22-2,38). 
L'uso di questi farmaci è risultato connesso al ricovero in ospedale con ritenzione urinaria acuta (RR 1,98, 95% CI, 1,63-2,40), ipotensione (RR 1,91, 95% CI 1,60-2,28), polmonite (RR 1,50 95% CI, 1,39-1,62), aritmia ventricolare (RR 1,47 95% CI, 1,18-1,82) e infarto miocardico (RR, 1,36, 95% CI, 1,20-1,53).

I ricercatori hanno anche evidenziato un’associazione con il rischio più elevato a 90 giorni per tutte le cause di mortalità (RR, 2,39, 95% CI, 2,28-2,50; 6,8% dei destinatari vs 3,1% di coloro che non hanno ricevuto la prescrizione).  

Secondo i ricercatori queste evidenze sono sufficienti per richiedere una attenta rivalutazione della prescrizione di questo tipo di farmaci negli adulti anziani.

"Lo studio dimostra che l'uso di questi farmaci è stato associato ad un più alto rischio di essere ricoverato in ospedale per le lesioni del rene, così come altri esiti negativi che potrebbero spiegare le ragioni per cui le persone soffrono lesioni renali" ha affermato Amit Garg "Abbiamo voluto sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema e raccomandare ai medici maggiore cautela rispetto all'uso di questi farmaci negli anziani. Se ci sono altre opzioni disponibili, oltre al trattamento farmacologico, vale la pena di esplorarle veramente”.

Garg ha sottolineato che i risultati si riferiscono solo agli adulti anziani che assumono il farmaco per la demenza. I ricercatori non hanno studiato il loro uso in pazienti affetti da disordini mentali.

Il dottor Garg ha aggiunto che in caso di problemi renali per un paziente affetto da demenza i medici “dovrebbero chiedere se il paziente sta assumendo un antipsicotico atipico”.