Medici di famiglia sempre «aperti»

Pronto l'atto di indirizzo che il comitato Regioni-Sanità si prepara ad approvare

giovedì 07 novembre 2013

Paolo del Bufalo - Manuela Perrone (Sole24ore)

Addio al medico di famiglia che lavora da solo nel suo studio. Sta per scattare l'ora delle rivoluzione della medicina generale che prevede due sole forme organizzative, mono (solo medici di famiglia o specialisti o pediatri) o pluriprofessionali (medici di famiglia, specialisti e pediatri che lavorano insieme), con i medici raggruppati nelle nuove "aggregazioni funzionali territoriali" e "unità complesse di cure primarie". I medici del territorio - 45.554 medici di famiglia, 15.554 specialisti delle Asl, 7.701 pediatri e circa 15mila medici di guardia medica - dovranno aderire d'obbligo alla nuova organizzazione che dovrà essere uguale in tutta Italia anche per assicurare le cure 24 ore su 24, sette giorni su sette. E questo anche grazie al "ruolo unico" che prevede requisiti e accesso uguali per tutti sia nell'assistenza primaria che nella guardia medica attraverso una graduatoria unica per titoli stilata ogni anno a livello regionale. Poi, revisione delle indennità (associativa, informatica, per i collaboratori di studio ecc.) che non ci saranno più, dei diritti sindacali e dei criteri di rappresentatività. Tutto a costo zero, ma con l'applicazione anche a loro dei meccanismi di premialità e trasparenza gestionale previsti per i dipendenti dalla riforma Brunetta (Dlgs 150/2009).

Sono questi i contenuti della bozza di atto di indirizzo che il comitato di settore Regioni-sanità si appresta ad approvare. Manca solo il via libera dei governatori, poi si potranno aprire le trattative con i sindacati per cercare di chiudere in fretta la partita. La bozza, anticipata su www.24oresanita.com, ridisegna la medicina convenzionata secondo le indicazioni della legge Balduzzi (189/2012).
A cambiare dovranno essere regole, assetti, modelli per legare sempre più il lavoro di tutti i medici del territorio alla programmazione regionale, con una riorganizzazione radicale del sistema azzerando tutti gli accordi ora in vigore.

Con la nuova organizzazione in pratica, i cittadini continueranno ad avere il proprio medico di fiducia, ma in caso di necessità al di fuori del suo orario non dovranno ricorrere al pronto soccorso come unica alternativa e potranno trovare nella nuova struttura vicino casa anche il supporto degli specialisti.

L'atto di indirizzo ieri ha anche tenuto banco al congresso nazionale della Fimmg. il maggior sindacato dei medici di famiglia, da dove è arrivato un secco altolà alle Regioni: «Sbagliano se pensano di poterci affibbiare tutti i doveri e nessun diritto dei dipendenti - ha dichiarato il segretario nazionale, Giacomo Milillo - minando alla radice il nostro rapporto fiduciario con i pazienti. Non potremo accettare indicazioni applicative che non siano coerenti rispetto al nostro profilo giuridico di liberi professionisti convenzionati. E se fosse così respingeremo l'atto di indirizzo prima di iniziare le trattative, così come siamo pronti a interromperle se fossero inserite strada facendo». E la Fimmg per difendere la sua posizione è pronta allo sciopero e a mettere sul tavolo tutti i casi di cattiva gestione che ha registrato nelle Regioni.

Anzi, i medici di famiglia puntano più in alto e hanno chiesto formalmente al ministro della Salute di partecipare attivamente alla messa punto del nuovo Patto sulla salute, su cui in questi giorni i governatori stanno decidendo le strategie. «Questo Patto non è possibile senza averlo condiviso con chi lavora sul territorio, cioè voi», ha risposto ai medici il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «Abbiamo una scelta - ha detto -: possiamo mantenere l'eccellenza del sistema e garantire cure primarie e secondarie a tutti, ma dobbiamo capire come farlo negli anni futuri».
Al congresso Fimmg Milillo ha anche definito la medicina generale «all'ultimo miglio»: il prossimo accordo nazionale rappresenta «un traguardo importante - ha confermato - l'occasione di una profonda riforma delle norme che hanno regolato e condizionato la medicina generale nei trenta anni precedenti, una vera e propria rifondazione della medicina generale».