Sanità digitale in stand by, solo Mmg investono di più.

Fimmg: serve nuova convenzione

sabato 06 maggio 2017

Doctor 33

I medici di famiglia sono gli unici operatori del sistema salute i cui investimenti in informatica nel 2016 sono aumentati. Ciascuno ha speso 1538 euro per dotarsi di attrezzatura informatica, app e altre soluzioni adeguate, il 3% in più dell'anno prima, in tutto 72,3 milioni di euro in un panorama che definire di stagnazione è un eufemismo. Le Asl che dovevano fare da traino sul digitale sono scese da 930 a 870 milioni (-6%); le regioni sono scese da 320 a 310 milioni; il Ministero della Salute da 18 a 16,6 milioni (-8%). In tutto - certifica l'Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano - la parte pubblica ha speso nel "bit" per la salute 1,27 miliardi, l'1,1% del prodotto interno lordo, tornando ai livelli del 2011 e vanificando la ripresina dell'anno scorso. 

A Milano alla presentazione dell'indagine "la sanità alla rincorsa del cittadino digitale" i responsabili scientifici dell'Osservatorio Mariano Corso e Paolo Locatelli hanno spiegato che Asl e Regioni starebbero "scontando" lentezze dovuti all'adeguamento al nuovo codice degli appalti e all'avvento di complesse riforme sanitarie (Lombardia, Lazio e Toscana, ndr). Ma il fatto è che senza il traino dei Mmg il digitale in sanità langue. Le Asl scommettono sempre più sulla cartella clinica online, con 65 milioni di euro investiti, mentre si consolidano le consultazioni di referti e immagini che riguardano oltre l'80% delle strutture e le prenotazioni di esami via web (61% delle strutture). Siamo ancora indietro su gestione del diario clinico e della farmacoterapia, presenti in modo diffuso solo nel 38% e 39% delle strutture. Ancor meno presenti il supporto alle decisioni con linee guida e best practice (18%) e la gestione del consenso informato (14%). Per il futuro sei direzioni strategiche su dieci segnalano prioritario l'ambito di investimento dei servizi al cittadino, dove però, in previsione di anni migliori, sono stati investiti nel 2016 giusto 14 milioni di euro. «E sulla digitalizzazione del territorio le Asl hanno investito solo 7 milioni di euro, a fronte di un investimento superiore di varie volte da parte di noi medici di famiglia», sottolinea a DoctorNews Paolo Misericordia responsabile informatico del sindacato Fimmg. «I nostri sforzi sono a più livelli, per il lavoro che facciamo non possiamo prescindere da strumentazione aggiornata e performance elevate, a partire dai gestionali, la nostra scheda è sempre informatizzata, gli ospedali usano cartelle cliniche informatizzate meno di frequente». 

Una parte importantissima della presentazione milanese è dedicata al comportamento dei cittadini e dei medici di famiglia e internisti di fronte agli strumenti informatici. I Mmg consolidano l'uso di e-mail (85%), sms (68%) e Whatsapp (53%) nel dialogare con i cittadini e tra loro, un 34% condivide i documenti con i pazienti, un 39% usa le app per consultare linee guida e protocolli, contro il 52% degli internisti. Questi ultimi praticano il teleconsulto o forme di telemedicina nel 16% dei casi, i medici di famiglia sarebbero interessati a farlo nell'84% dei casi ma quasi nessuno ancora riesce. E nelle Regioni che hanno messo a disposizione il fascicolo sanitario elettronico solo un Mmg su tre lo usa, i ricercatori usano una metafora, paragonano le sanità regionali a elefanti che faticano a seguire dei cittadini-gazzelle e dei medici che in alcuni casi sono più avanti. Lo stesso cittadino usa il web sempre più spesso, sì, ma per funzionalità semplici: informarsi sulla salute (27%) sulle strutture (24%) sui farmaci (21%), e un 22% non lo fa perché, specie se over 55, preferisce andare dal medico o dal farmacista (70% da rapportare a un 30% o poco più che in altra domanda gradirebbe i farmaci consegnati a casa). Dice Misericordia: «Chi ha bisogno del medico, si conferma qui, non cerca risposte dal pc ma dal professionista, a qualunque età; il problema è un altro, noi per dare alcune risposte abbiamo bisogno del "bit" e i nostri investimenti dimostrano che siamo ben orientati verso un mondo che cambia, più delle Asl; serve una nuova convenzione, e non solo per noi, ma anche per rilanciare l'assistenza sul territorio e sfruttare le potenzialità dell'informatica».