Perdo tempo quando potrei salvare le vite

Nicola Calabrese: Invece di curare i pazienti ci perdiamo nei meandri della burocrazia

sabato 11 novembre 2017

La Repubblica Bari

Nicola Calabrese è un medico di base. Nel suo studio a Bari segue 1.500 pazienti ed è sceso in piazza per protestare contro le restrizioni alle prescrizioni farmaceutiche. Cominciamo dall'inizio della sua giornata lavorativa. Qual è la prima difficoltà? «La prima difficoltà in studio è quella di non sapere se i computer funzioneranno. Molto spesso ci sono difficoltà di funzionamento dei sistemi e il nostro lavoro adesso dipende dai sistemi informatici. Quando funziona va tutto bene. Ma capita la giornata in cui si blocca tutto. Poi ci sono i contrattempi». Quali? «Quelli della burocrazia. Dover trovarsi di fronte a pazienti che tornano da te perché le ricette secondo i colleghi del Cup non sono corrette. Questo rende difficoltoso il nostro lavoro. I pazienti vanno su e giù per questioni burocratiche. L'altro giorno mi è capitato paziente di 80 anni affetto da problemi importanti, in terapia con anticoagulante. Voleva che gli prescrivessi eparina. Purtroppo c'è una legge che in questi casi lo vieta ai medici di base e lo consente solo agli specialisti. Un disagio per tutti». Ci sono degli abusi nelle prescrizioni che vanno regolamentati. «Questo degli abusi è un luogo comune». Però le cifre Aifa dicono che la Puglia ha una spesa farmaceutica alle stelle. «Sì noi abbiamo una spesa farmaceutica stellare. Ma questo problema non è causato solo dalle prescrizioni dei medici. Questa è una Regione che dal 2003 ha reiterato per ben quattro volte una delibera per obbligare le Asl all'erogazione diretta dei farmaci nei primi 30 giorni dopo le dimissioni ospedaliere, in modo tale da risparmiare il 50 per cento sul prezzo. Ma fino ad ora la Regione non è riuscita nel suo intento. Questo provoca un aumento della spesa di 80 milioni di euro l'anno». Ora la Regione ha varato nuove restrizioni. «Più che altro ci dice che dobbiamo applicare le norme sulla prescrizione alla lettera, con algoritmi informatici che ci impediscono di ragionare rispetto alle reali esigenze del paziente, al di là di quanto scritto in quel messaggio che è piuttosto intimidatorio. Per questo ora tutti i medici si trovano in una situazione spiacevole. Tendono a chiedersi in che modo fare la ricetta, quando dovrebbero solo curare il paziente. Non può certo essere un algoritmo a dirmi cosa fare». (a.cass.)