Modificata la nota AIFA 75: inserito Avanafil (Spedra)

Il provvedimento nella GU n. 7 del 10/1/2017

martedì 10 gennaio 2017

Farmaci per la disfunzione erettile:  alprostadil  avanafil  sildenafil  tadalafil  vardenafil

La prescrizione di inibitori della PDE5 (avanafil, sildenafil, tadalafil, vardenafil) a carico del SSN è limitata ai pazienti con disfunzione erettile neurogena da lesione incompleta del midollo spinale o del plesso pelvico, di origine traumatica, infiammatorio/degenerativa o iatrogena (in seguito a chirurgia o radioterapia della regione pelvica), secondo un piano terapeutico redatto da specialisti (andrologo, endocrinologo, neurologo, urologo) afferenti al SSN. La prescrizione di alprostadil per iniezione intracavernosa a carico del SSN è limitata ai pazienti con disfunzione erettile da lesioni complete del midollo spinale, e ai pazienti con disfunzione erettile neurogena da lesione incompleta del midollo spinale o del plesso pelvico qualora vi sia mancata risposta, intolleranza o contro-indicazione agli inibitori della PDE5, secondo un piano terapeutico redatto da specialisti (andrologo, endocrinologo, neurologo, urologo) afferenti al SSN.

Background

La disfunzione erettile (DE) è stata definita dal National Institute of Health come l’incapacità di
raggiungere e/o mantenere un’erezione di grado sufficiente a consentire un rapporto sessuale
soddisfacente. La DE presenta una patogenesi complessa e multifattoriale, nella maggior parte dei
casi può rappresentare la prima manifestazione di importanti condizioni cliniche sistemiche quali
patologie aterosclerotiche, metaboliche e neurologiche. L’erezione peniena è, infatti, un
fenomeno neurovascolare costituito da due meccanismi neurogeni: l’erezione psicogena, iniziata
nei centri sovraspinali (plesso toraco-lombare T11-L2) in risposta a stimoli visivi, uditivi, olfattivi ed
immaginari, mediata da stimoli autonomici, e l’erezione riflessa, favorita da stimolazioni tattili dei
genitali e mediata dall’arco riflesso spinale costituito da fibre afferenti somatiche ed efferenti
parasimpatiche (plesso sacrale S2-S4). Il sistema nervoso autonomico, modulando il rilassamento
delle fibre muscolari lisce intracavernose, riveste un ruolo fondamentale nell’inizio e nel
mantenimento dell’erezione, mentre il sistema nervoso periferico è necessario per la percezione
degli stimoli sensitivi, per il completamento della rigidità peniena, determinando la contrazione
dei muscoli ischio e bulbocavernoso, e per il controllo dell’eiaculazione. Lesioni che coinvolgono il
midollo spinale o il plesso pelvico possono pertanto compromettere la funzione erettile. La causa
più frequente di lesione midollare, oltre all’origine traumatica, è quella infiammatoria (sclerosi
multipla, neuromieliti, mieliti ecc). Anche le neuropatie periferiche del plesso pudendo
(poliradicolonevriti) possono essere a patogenesi infiammatoria. In caso di lesione midollare, il
grado e la durata della DE dipendono dall’entità della lesione, completa o incompleta, e dal suo
livello neurologico prossimo-distale.
Una particolare forma di disfunzione erettile da neurolesione, di importante impatto sociale e
clinico, è quella iatrogena da chirurgia pelvica o da terapia radiante. Infatti, la DE conseguente a
prostatectomia radicale (RP) o radioterapia pelvica è largamente la più frequente tra le DE
iatrogene, con prevalenze in letteratura estremamente variabili, tra 25 e 75% a seconda delle casistiche (1-3); il tipo di procedura chirurgica e la sua complessità, l’età e la presenza di eventuali
comorbidità sono considerati i maggiori determinanti dell’insorgenza di DE post-RP. La letteratura
è più incerta sulle possibilità di recupero completo della funzione sessuale in questi pazienti (se
cioè la patologia vada considerata permanente o transitoria): in uno studio su 435 pazienti con DE
sottoposti a RP per via retropubica, la percentuale di recupero della funzione sessuale a tre anni
era del 58%, maggiore nei trattati con inibitori della fosfodiesterasi-5 (PDE5i) rispetto ai non
trattati (73 vs 37%) (4). In un altro studio, la percentuale di pazienti che ritornavano ad erezioni
spontanee dopo 18 mesi era compresa tra 7 e 49% a seconda del tipo di intervento eseguito (5). Lo
studio con la casistica maggiore (901 pazienti sottoposti a prostatectomia, 286 sottoposti a
radioterapia) e con follow-up più esteso ha riportato una prevalenza di DE intorno al 70% a cinque
anni dalla procedura (6). Questi risultati da studi epidemiologici e di intervento portano a ritenere
che in una percentuale non trascurabile di pazienti sottoposti a chirurgia o radioterapia pelvica, la
DE possa permanere a lungo nel tempo e non costituire quindi un disturbo transitorio. 

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