Fimmg Bari: FSE, serve far chiarezza sul trattamento dei dati

La Regione faccia chiarezza sulla gestione e sull’uso dei dati, anche alla luce dell’entrata in vigore del GDPR.

venerdì 15 giugno 2018

La raccolta del consenso dei pazienti al trattamento dei dati è cruciale per far decollare il fascicolo sanitario elettronico. La Regione faccia chiarezza sulla gestione e sull’uso dei dati, anche alla luce dell’entrata in vigore del GDPR. 

Bari, 15 giugno 2018. A qualche anno dalla sua attivazione, il mancato decollo del fascicolo sanitario elettronico non può essere imputato ai medici di famiglia. “Serve fare maggiore informazione ai cittadini" - dichiara Nicola Calabrese, segretario Fimmg Bari -“In questo i medici di famiglia sono pronti a fare la propria parte. Ma la Regione deve fare chiarezza rispetto alla privacy e all’uso dei dati dei pazienti, soprattutto alla luce dell’entrata in vigore della nuova normativa europea.”

Non è ancora chiaro, infatti, cosa accadrà al FSE - finora disciplinato dal punto di vista della privacy dal DPCM 29 settembre 2015 n. 178 e dal D.Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 - con l’avvento del GDPR, che pone l'indicazione ad una corretta e completa informativa al paziente soprattutto sull'utilizzo dei dati e su chi vi ha accesso. 

Il flusso dei dati all’interno del sistema informatico regionale (il SIST) e di quello nazionale gestito da Sogei e l’uso che ne fa al momento la ASL non sono trasparenti agli utenti, siano essi medici o cittadini. Alcuni output del sistema - per esempio indicazioni rispetto all’appropriatezza prescrittiva - inducono a supporre che venga fatto un match tra dati sensibili dell’utente, come la diagnosi, che pure è un’informazione facoltativa per il sistema e dovrebbe essere ad uso esclusivo del medico curante, al fine di archiviare dati clinici importanti per la presa in carico del paziente. 

Inoltre, la Regione non si è ancora pronunciata rispetto al nuovo processo di acquisizione dell’autorizzazione al trattamento dei dati richiesto dall’entrata in vigore del GDPR, per cui i medici al momento rimangono sospesi in un limbo in attesa che arrivino indicazioni dalla ASL.

“La raccolta del consenso dei pazienti al trattamento dei dati è un punto chiave”, precisa Calabrese - “soprattutto perché le informazioni sensibili non vengono semplicemente caricate sul nostro pc, ma entrano in un sistema informativo. Come facciamo a informare adeguatamente i pazienti e a ottenere il loro consenso se noi medici siamo i primi a non sapere come vengono gestiti i dati e che uso ne viene fatto?”.