Certificati di malattia, Omceo Piacenza chiede revisione della legge Brunetta

«quello che lascia allibiti è l'assoluta sproporzione tra reato e gravità della pena» (Doctor News)

mercoledì 20 marzo 2013

Una revisione della "Legge Brunetta" dell'ottobre 2009 che ha introdotto "misure finalizzate a contrastare il fenomeno dell'assenteismo nelle pubbliche amministrazioni" tra le quali "sono state disciplinate delle fattispecie speciali di responsabilità disciplinare e penale aventi come soggetto attivo della condotta il medico".

A chiederlo una delibera dell'Ordine di Piacenza, accolta all'unanimità con una mozione dal Consiglio nazionale Fnomceo della scorsa domenica. La delibera prende l'avvio da una vicenda di cronaca che ha riguardato un medico piacentino.

L'accusa mossa al medico è di aver rilasciato diversi certificati di malattia per lunghi periodi di assenza a un funzionar io pubblico senza averlo effettivamente visitato. «Fermo restando la condanna sul piano deontologico» spiega il presidente dell'Ordine piacentino Augusto Pagani «quello che lascia allibiti è l'assoluta sproporzione tra reato e gravità della pena».


In base alla legge Brunetta, infatti, "il rilascio di certificazioni di malattia che attestano dati clinici non direttamente constatati né oggettivamente documentati" se ciò è in "relazione all'assenza dal servizio di un pubblico dipendente" comporta per il medico una pena che va da 400 euro a 1600 e la reclusione da uno a cinque anni.

Non solo. "La sentenza definitiva di condanna o di applicazione della pena per il delitto di cui al comma 1 comporti per il medico la sanzione disciplinare della radiazione dall'albo e altresì, se dipendente di una struttura sanitaria pubblica o se convenzionato con il sistema sanitario nazionale, il licenziamento per giusta causa o la decadenza della convenzione".

Pene estremamente gravi e immotivate, secondo il presidente di Omceo Piacenza che propone «una seria e definitiva riflessione riguardo le norme della certificazione di malattia che deve essere assolutamente rivista e prevedere l'autocertificazione per i primi tre giorni di malattia. Oggi» spiega Pagani «succede che l'obbligo che ha il lavoratore di produrre un certificato faccia sì che il medico si trovi talvolta nella condizione di dover fare un certificato quando già il lavoratore è stato a casa e dunque ne debba prendere atto a posteriori.

 Una revisione delle norme» conclude il presidente dell'Ordine piacentino è nell'interesse dei lavoratori, che hanno la possibilità e la responsabilità di certificare le brevi malattie, ma anche in quello dell'Azienda dei medici e degli organi di controllo».

Marco Malagutti

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