Certificati infortunio, Inail non paga. Sindacati riaprono il caso

I sindacati ospedalieri Anaao Assomed e Cimo riaprono la vertenza sui certificati Inail

lunedì 05 febbraio 2018

Doctor 33

I sindacati ospedalieri Anaao Assomed e Cimo riaprono la vertenza sui certificati Inail, dopo che gli iscritti lamentano il mancato pagamento dei compensi previsti per convenzione. «Non possiamo accettare - scrivono le due sigle al Direttore Generale Inail - che per assurdo l'Istituto incassi i contributi senza pagare chi fornisce il servizio di certificazione, né che Inail si sottragga ad un preciso obbligo contrattuale». Anaao e Cimo sollecitano l'intervento del Ministro della Salute, organo vigilante sulla attività Inail, «per garantire il rispetto della dignità del lavoro dei medici e degli obblighi contrattuali sottoscritti». «Il problema del mancato pagamento dei certificati riguarda tutti i medici, in particolare quelli del Pronto soccorso dove più spesso si reca il lavoratore per denunciare l'infortunio; i medici di famiglia fanno più certificati di continuazione e di chiusura», spiega Guido Marinoni presidente Omceo Bg e segretario Fimmg bergamasco, esperto di temi certificativi. «Il fatto che l'Inps non paghi il certificato però non significa che il medico non possa porlo a pagamento in libera professione. E' chiaro che l'argomento andrebbe ripreso nella convenzione di medicina generale, la cui trattativa è a un bivio con l'approssimarsi delle elezioni, e nel contratto dei medici ospedalieri». Marinoni ricorda che la precedente convenzione che prevedeva l'uso dei certificati telematici - euro 27,5 per un massimo di 3 più 5 euro per la redazione su modello online - è scaduta nel 2009, disdettata dai sindacati che l'avevano firmata e in particolare da Fimmg. Era peraltro in dubbio fosse valida per tutti i mmg, visto che l'accordo nazionale dei mmg non la menzionava. Da 8-9 anni si è tornati alla certificazione libero professionale: sul territorio i medici chiedono 50 euro ai pazienti i quali a loro volta domandano a Inail, invano, rimborso della fattura, oppure non chiedono nulla. 

Nel 2016 è entrato in vigore il decreto legge semplificazioni 151/2015 che obbliga tutti i medici a fare il certificato di apertura dell'infortunio -siano essi di pronto soccorso, di famiglia, continuità assistenziale e competenti, convenzionati o meno - ove vedano loro per la prima volta il paziente vittima di infortunio. l'attestazione medica che certifica l'evento morboso, infatti, non deve più essere trasmessa dal datore di lavoro ma dal medico certificatore o dalla struttura sanitaria che effettua la prima assistenza al lavoratore che si è infortunato o è malato a seguito di una malattia professionale o causa di servizio. Sempre nel 2016, Inail ha reso più facile l'accesso al modello sul suo sito consentendo ai mmg di accreditarsi con le credenziali già utilizzate per spedire i certificati di malattia del lavoratore all'Inps; nel contempo però ha smesso, come denunciano un po' tutte le sigle sindacali, di pagare i certificati, anche quelli telematici. Sette anni dopo la disdetta dei medici di famiglia è arrivata, senza troppo scalpore, quella dell'Istituto. Per gli ospedalieri la situazione è analoga, ma in Ps, dove si valutano sempre gli infortuni gravi e quasi sempre i primi, la gestione di un'attività libero professionale presenta qualche complessità in più. Che oggi diventa d'attualità. Scrivono i vertici dei sindacati Anaao e Cimo: «Occorre sanare questa delicata vicenda, che priva i medici dei pronti soccorso del riconoscimento di una attività aggiuntiva ai compiti istituzionali, in un momento avaro per la categoria tutta».