Visite e risonanze caos dopo il decreto "Basta sprechi"

Regole molto più rigide, la prescrizione semplice non basta. Ping pong fra medici di base e specialisti

sabato 06 febbraio 2016

La Repubblica Bari

ESTRAZIONE DI DENTI, risonanza magnetica della colonna, esami del sangue. Da oggi la  prescrizione medica per effettuare queste e molte altre prestazioni sarà talmente difficile da spingere tanti pazienti pugliesi a ricorrere alle cliniche private. Si chiama decreto sull'appropriatezza, è entrato in vigore da appena 24 ore e ha già creato il caos tra i reparti degli ospedali e nelle stanze degli ambulatori dei medici di base. Quel decreto, fortemente voluto dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per ridurre le spese eccessive e l'abuso di esami medici, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 20 gennaio scorso, è in vigore da ieri e individua 203 prestazioni a maggior rischio di inappropriatezza, vale a dire di spreco. Il decreto prevede una sorta di spending review che ridisegna le regole che i camici bianchi dovranno seguire prima di eseguire visite o esami sulla ricetta rossa. Il problema è che medici e pazienti risultano totalmente impreparati a reggere il colpo. I primi non hanno neanche i mezzi informatici per adeguarsi alle novità, i secondi non sanno ancora che buona parte di quegli esami dovranno pagarseli di tasca propria e cominciano a essere sballottati tra ambulatori ospedalieri e studi di medici di base. Le "condizioni di erogabilità" previste dal decreto sono molto severe: vuoi effettuare l'estrazione di un dente? Le cure saranno a totale carico del sistema sanitario solo se hai meno di 14 anni di età oppure se ti ritrovi in condizioni sanitarie o sociali di "vulnerabilità"

ESTRAZIONE di denti, risonanza magnetica del la colonna, esami del sangue. Da oggi la prescrizione medica per effettuare queste e molte altre prestazioni sarà talmente difficile daspingere tanti pazienti pugliesi a ricorrere alle cliniche private. Si chiama decreto sull'appropriatezza, è entrato in vigore da appena 24 ore e ha già creato il caos tra i reparti degli ospedali e nelle stanze degli ambulatori dei medici di base. Quel decreto, fortemente voluto dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per ridurre le spese eccessive e l'abuso di esami medici, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 20 gennaio scorso, è in vigore da ieri e individua 203 prestazioni a maggior rischio di inappropriatezza, vale a dire di spreco. Il decreto prevede una sorta di spending review che ridisegna le regole che i camici bianchi dovranno seguire prima di eseguire visite o esami sulla ricetta rossa. Il problema è che medici e pazienti risultano totalmente impreparati a reggere il colpo. I primi non hanno neanche i mezzi informatici per adeguarsi alle novità, i secondi non sanno ancora che buona parte di quegli esami dovranno pagarseli di tasca propria e cominciano a essere sballottati tra ambulatori ospedalieri e studi di medici di base. Le "condizioni di erogabilità" previste dal decreto sono molto severe: vuoi effettuare l'estrazione di un dente? Le cure saranno a totale carico del sistema sanitario solo se hai meno di 14 anni di età oppure se ti ritrovi in condizioni sanitarie o sociali di "vulnerabilità". Altro esempio: serve un esame per individuare il colesterolo alto per un paziente sopra i 40 anni? Se i valori sono nella norma, l'esame potrà essere ripetuto a carico del servizio sanitario non prima di 5 anni. Altrimenti dovrà pagare l'interessato. Regole stringenti anche sulle risonanze magnetiche: l'esame della colonna vertebrale senza mezzo di contrasto verrà passato dal servizio sanitario solo se, in assenza di sindromi neurologiche o sistemiche, il dolore alla schiena resiste alla terapia e va avanti per almeno 4 settimane. Ma chi prescriverà cosa? Questa è la domanda che circola maggiormente tra i camici bianchi. La tensione è così alta che si parla ormai apertamente di vero e proprio conflitto tra classi mediche: da un lato i medici di base, che fino ad ora hanno prescritto di tutto, e dall'altro i medici specialisti o erogatori (dentisti, radiologi, dermatologi) che avrebbero dovuto già prescrivere da diverso tempo, come li obbliga a fare il regolamento regionale 17 del 2003. «Bisogna evitare a tutti i costi che si scateni la guerra fra medici, perché a pagare sarebbero i pazienti - avverte Antonio Mazzarella, segretario della Cgil Medici Puglia - ci aspettiamo una convocazione urgente dalla Regione, per chiarire chi deve fare cosa». Il timore di uno scontro tra medici è avvertito anche dall'Ordine: «Le regole vanno rispettate, anche i medici specialisti devono fare le prescrizioni - accusa Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Bari - ma così si rischia l'implosione del sistema. In questo modo buona parte dei pazienti verranno dirottati verso le cliniche private». Il sindacato dei medici italiani va oltre e annuncia il ricorso alle vie giudiziarie contro il decreto: «Questa misura è unpasticcio - commenta Ludovico Abbaticchio, presidente regionale dello Smi - le Regioni sono in difficoltà e i medici non sono stati informati e formati». Ora però sulla vicenda interviene anche la Regione. Una circolare emanata dal direttore del dipartimento regionale Sanità, Giovanni Gorgoni, segnala le difficoltà dell'applicazione pratica del decreto e prepara un tavolo tecnico regionale sul tema