Indennità a guardia medica sospesa in Abruzzo.

Per i medici rischio restituzione per danno erariale

giovedì 21 settembre 2017

Un vento di crisi investe la guardia medica e la medicina generale in Abruzzo. I medici di continuità assistenziale rischiano di restituire diverse decine di migliaia di euro ciascuno che percepiscono dal 2006 "per i rischi legati alla tipologia dell'incarico". Sono 4 euro l'ora previsti dall'accordo regionale tuttora vigente. In undici anni sono diventati un tesoro, ma per la Corte dei Conti, che ha chiamato la Regione guidata da Luciano D'Alfonso a rispondere di possibile danno erariale, potrebbero esserci stato un esborso improprio e ripetuto. Con delibera 398 del 14 luglio, la Regione Abruzzo ha disposto, senza sentire i sindacati, la sospensione delle indennità orarie, a partire dalla busta paga di agosto. Nelle Asl trapela la convinzione che ove fosse accertato il danno erariale i medici dovranno restituire tutto.

«Un'Asl ha anticipato che alla morte del medico il debito si trasmette agli eredi ma fin qui di restituire il pregresso hanno parlato principalmente i giornali. Da ambienti vicini alla Presidenza della Regione viene fuori che il rischio era ricompreso nell'onorario orario di 21 euro. Questo secondo la Corte dei Conti, che non sappiamo quanto possa spingersi nell'interpretazione di contratti collettivi. Altre regioni hanno promosso un'indennità a parte rispetto all'onorario (identica quella lucana, 4 euro, in Calabria sono 5,5 euro/ora ma non esattamente per il rischio, ndr), ma ad esempio la Basilicata ha solo congelato l'indennità e non si parla di retroattività del debito del medico», dice Walter Palumbo segretario Simet e membro dell'intersindacale che con Fimmg, Snami, Smi - e come Tribunale dei Diritti del Medico - sta prendendo in mano la vicenda. Intanto, la segreteria Fimmg, ricevuta la prima busta paga con il prelievo dell'indennità operata dall'Asl, ha fatto ricorso contro la delibera ai giudici del lavoro, conferma Palumbo. «Dal nostro punto di vista, la motivazione dell'indennità è legata a problematiche diverse, regionali, esterne alle funzioni contenute nella quota oraria nazionale. Alcuni colleghi già in estate hanno ricorso al Tar, che però non ha dato la sospensiva: non ravvisa pregiudizi immediati dalla direttiva e si riserva di decidere più avanti. Qualche collega pensa di sospendere le prestazioni aggiuntive, di chiudere gli ambulatori notturni, quelle stesse sedi importantissime per la popolazione ma talora luoghi rischiosi per l'incolumità dei medici».

Palumbo aggiunge che l'articolo 2226 del codice civile sui vizi della prestazione d'opera potrebbe venire incontro ai medici, anche se forse non alla parte pubblica che ai tempi della giunta Del Turco firmò quel famigerato articolo 13 comma 1 dell'accordo regionale. Prevede infatti che il committente ove scopra vizi in una prestazione d'opera deve denunciarli entro 8 giorni dalla scoperta con prescrizione ad un anno dalla consegna. «Una sentenza "per analogia" di questo tipo ha consentito al personale dell'università di Chieti di mantenere corrispettivi concordati con il precedente direttore generale Asl». Altro fatto nuovo e confortante: la commissione di garanzia del consiglio regionale di cui fa parte pure il Pd
che esprime la giunta D'Alfonso ha chiesto di sospendere la validità della delibera. «Noi abbiamo chiesto un incontro alla Regione per condividere le delucidazioni che si intendono produrre alla Procura contabile. Se ci fossero stati errori, cosa che non penso, forse non tutti sono stati fatti qui. La Regione è commissariata dal 2007 ed è uscita dal commissariamento un anno fa -dice Palumbo - perché in nove anni a Roma al Tavolo sul Piano di Rientro nessuno ha eccepito nulla ai nostri dirigenti?»

Mauro Miserendino