Ares: le spese allegre dei controllori, 900 euro a seduta a ciascun commissario

I controlli a peso d'oro sugli appalti della sanità Una riunione di due ore costa 65 euro al minuto

martedì 08 luglio 2014


L'Agenzia regionale sanitaria e quelle commissioni pagate 900 euro a seduta

MASSIMILIANO SCAGLIARINI  (La Gazzetta del Mezzogiorno)


 BARI. Il problema se lo pose nel 1901 il filosofo inglese Bertrand Russell con il celebre paradosso del barbiere. Passano gli anni, passano i secoli, ma il punto è sempre quello: chi controlla il controllore? In Puglia c'è una agenzia regionale, l'Ares, dove tutto sembra permesso: consulenze mascherate, spese del personale a go-go, commissioni d'oro e persino bollette del cellulare da far tremare i polsi. Tutto alla luce del sole, e nessuno interviene.

L'Agenzia sanitaria regionale della Puglia, creata nel 2001 dal mitologico Mario Morlacco, doveva essere una sorta di super-Asl e super-assessorato alla Salute: il cervello della sanità pugliese. Oggi si è trasformata in una specie di carrozzone che spende per consulenze e personale ben più di quanto la legge consentirebbe: a fronte di un tetto di 1,842 milioni, nel 2013 ha speso esattamente un milione in più. Nel 2012 ha fatto lo stesso, nel 2013 uguale: prevede di tornare nei limiti di legge solo nel 2015, naturalmente dopo aver effettuato un congruo numero di assunzioni. Un pasticcio creato a botte di convenzioni, ovvero consulenze mascherate per eludere i vincoli sulla spesa del personale. Gli esempi si sprecano.

Fino a fine aprile, quando c'è stata una rescissione anticipata, la gestione del personale (cioè, praticamente, le buste paga) era stata delegata al Policlinico di Bari, al costo - esorbitante, visto che l'Ares ha appena 40 dipendenti - di 80mila euro l'anno per due anni: un consulente del lavoro privato costa un quarto.

 Al Policlinico era finito anche il servizio economico-finanziario, cioè quello che un commercialista farebbe per un quarto del costo: altri 70mila euro l'anno più le tasse. Uno dice: almeno quei soldi restano in casa, trattandosi sempre di sanità pubblica. Mica vero, perché il Policlinico doveva pagarci alcuni dipendenti che così raddoppiavano lo stipendio. Un esempio recente. Dopo la rescissione della convenzione per il servizio economico-finanziario con il Policlinico, ne è stata fatta un'altra di due mesi con la Asl Bat: 3.000 euro al mese (più le spese) pagati al loro direttore del personale, Francesco Nitti, che il suo stipendio già lo ha.

Alla Asl Bat, l'Ares fa gestire anche il provveditorato grazie a una convenzione da 1.200 euro al mese (appena scaduta) con il relativo dirigente, e questo nonostante l'Agenzia abbia un dipendente addetto (Massimo De Toma, proveniente dalla Asl di Foggia, di recente candidato per Sei alle elezioni comunali a Bari) cui ha pure attribuito le funzioni superiori. Il provveditorato del Nucleo degli appalti pubblici (il pezzo forte, di cui parleremo tra un attimo) lo gestisce invece un dirigente del Policlinico, Antonio Moschetta: altri 1.000 euro al mese. Questa storia però va spiegata. Nel 2009, in pieno scandalo-protesi, l'allora assessore alla Salute, Tommaso Fiore, decise di istituire una commissione di verifica sugli appalti delle Asl, chiamando 5 super-esperti (oggi diventati 8, ma gli altri 3 lavorano gratis).

 Il nucleo si riunisce in media una volta al mese: ai componenti (Francesco Venturelli, Emilio Chiarolla, Alberto Coccioli, Michele Virgilio e Michele Soldano, gli ultimi due pensionati) veniva garantito un gettone di presenza pari a 1.000 euro a seduta, diventati 900 per effetto della spending review. Aggiungendo le imposte, per l'Ares sono pur sempre 1.141 euro a testa. Considerando componenti e collaboratori a vario titolo, la riunione del 28 aprile, cominciata alle 14 e terminata alle 16, è costata alle casse della Regione qualcosa come 7.700 euro: fanno quasi 65 euro al minuto. Il problema, appunto, è che nessuno controlla il controllore.

L'Ares, che verifica gli appalti altrui, continua a gestire in proroga il servizio più importante che svolge, il Pht (la distribuzione dei farmaci) che vale 100 milioni di euro l'anno. Un altro esempio? A metà maggio l'Agenzia ha pagato una bolletta pari a 10.525 euro per i cellulari di servizio del bimestre dicembre-gennaio: nessuno si è posto il problema, nonostante l'obbligo di recuperare dai dipendenti le spese superiori ai 200 euro al mese. Per non parlare del curioso contratto gratuito da «esperto amministrativo» per il dottor Michele Soldano, ex dirigente della Asl di Foggia, che però nel 2013 ha ottenuto 12mila euro di rimborsi per spese di viaggio che si sommano ai soldi del nucleo di valutazione. Ieri, con un ritardo di appena sette mesi sui termini di legge, l'Ares si è finalmente dotata del piano anticorruzione: speriamo di non dover attendere altri 7 mesi per poter leggere le relative informazioni.

Nulla si muove invece per quanto riguarda il Piano della sicurezza sul lavoro, altra fastidiosa incombenza prescritta dalla legge: se lo facesse un'azienda privata, il titolare si beccherebbe una denuncia. Ma tanto, in Puglia, nessuno controlla il controllore. 

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