Puglia, da delibera regionale giro di vite su spesa antibiotici

Nel mirino cefalosporine di III generazione, associazioni di penicelline con inibitori delle beta-lattamasi, fluorochinoloni, macrolidi e fosfomicina)

giovedì 16 febbraio 2017

(Fonte Federfarma)


Nel 2017 le Asl pugliesi dovranno ridurre di almeno l’80%
 la differenza tra la spesa farmaceutica sostenuta dalla Regione per gli antibiotici e la media registrata dal Ssn a livello nazionale per lo stesso genere di medicinali. E’ quanto dispone la delibera per la razionalizzazione della spesa farmaceutica territoriale approvata l’altro ieri dalla giunta pugliese: «i dati provenienti dal Sistema informativo Tessera sanitaria del ministero delle Finanze riferiti al periodo gennaio-novembre 2016» spiega un comunicato diffuso dalla Regione «evidenziano importanti disallineamenti rispetto alla media nazionale». In particolare, i consumi maggiori si concentrano su cinque categorie Atc ad ampio spettro d’azione: cefalosporine di III generazione (ATC J01DD), associazioni di penicelline con inibitori delle beta-lattamasi (J01CR), fluorochinoloni (ATC J01MA), macrolidi (J01FA) e altri antibatterici-amfenicoli (J01XX, con particolare riferimento alla fosfomicina).

Assieme, continua la nota, queste cinque categorie totalizzano il 92% della spesa regionale per antibiotici,
spesa che evidenzia ampie inappropriatezze anche nei report del Laboratorio Mes-Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, cui la Puglia aderisce: rispetto alle altre regioni che partecipano all’osservatorio, nel “tacco” dello Stivale si registra «un elevato e anomalo consumo di antibiotici in età pediatrica». Di qui la delibera, che nelle stime dovrebbe comportare un risparmio di 20 milioni di euro soltanto per le cinque categorie Atc dalla spesa più elevata.

Il provvedimento non è il primo del suo genere in Puglia. A metà dicembre, infatti, la giunta regionale aveva varato un altro intervento, mirato sulle statine e indirizzato al medesimo obiettivo: ridurre di almeno l’80% la differenza tra le medie prescrittive pugliesi e quelle nazionali, in particolare su rosuvastatina e ezemetimibe con simvastatina. A tale scopo, la delibera impone ai medici (generalisti e ospedalieri) di privilegiare in prima e seconda linea, come prima scelta, le molecole genericabili meno care, per giungere ai “branded” soltanto quando le opzioni precedenti si rivelano sfavorevoli. In tal caso, poi, i prescrittori dovranno dettagliare i motivi clinici delle scelte su schede di monitoraggio predisposte nel sistema informativo regionale, che poi le Asl sottoporranno a verifiche bimestrali. (AS)