SS.Annunziata’, Pronto soccorso intasato: il Piano delle emergenze ha fallito

La Regione Puglia, ad inizio stagione ha deciso di chiudere il Pronto soccorso dell’ospedale ‘Moscati’ al quartiere Paolo VI

giovedì 25 agosto 2016

CORRIERE DI TARANTO: SS.Annunziata’, Pronto soccorso intasato: il Piano delle emergenze ha fallito
Lunghe attese al Pronto soccorso del ‘Ss. Annunziata’. Perrini (Cor): “Il Piano regionale delle emergenze ha fallito”, e chiede una Legge Speciale per Taranto. E Andrioli, sindaco di Statte, convoca per venerdì i consiglieri regionali

Sulla sanità ionica non si esauriscono le polemiche. Del resto, non poteva essere altrimenti: aver ridimensionato soprattutto i punti di Pronto soccorso, affidandosi al solo ‘SS.Annunziata’, è stata forse la peggior scelta che si potesse effettuare. Baste, infatti, recarsi al nosocomio di via Bruno per rendersene conto. Tra l’altro, senza dimenticare come il personale al ‘SS.Annunziata’ sia stato messo in grandi sofferenze, per quanto aumentato nel numero: la struttura, però, è sempre la stessa, chissà se i burocrati della sanità l’avevano messo in conto…
Intanto, cresce la pressione politica, tanto per la grave situazione del Pronto soccorso del ‘SS.Anunziata’ quanto, più in generale, sul Piano di riordino ospedaliero che, a detta ormai di tanti, sembra davvero penalizzare la sanità ionica.

“Era un timore, ma oggi è una certezza – afferma Renato Perrini, consigliere regionale fittiano -. Le file al Pronto soccorso dell’ospedale ‘SS.Annunziata’ a Taranto ci sono, e hanno creato disagi agli utenti. La foto che alleghiamo lo dimostra in maniera chiara. E’ stata scattata lunedì scorso, ed è la prova dell’errore commesso dalla Asl di Taranto, con il vaglio della Regione Puglia, che ad inizio stagione ha deciso di chiudere il Pronto soccorso dell’ospedale ‘Moscati’ al quartiere Paolo VI, e di spostare tutta l’attività nel nosocomio di via Bruno a Taranto. Il livello di stress dei medici e degli utenti-pazienti è altissimo, fomentato dal caldo e dalle lunghe file. Il nervosismo è alle stelle. La scorsa settimana addirittura, sono dovute intervenire le forze dell’ordine per sedare gli animi e riportare la calma; in questa occasione l’attesa per un semplice controllo è stata di oltre tre ore”.

Tutto questo accade “perché il Piano regionale delle Emergenze ha previsto la chiusura del Pronto soccorso dell’ospedale ‘San Giuseppe Moscati’, che dal 1° luglio è stato trasformato in Punto di primo intervento gestito da un solo medico e da sei infermieri. Il Punto di primo intervento dell’ospedale ‘Moscati’ è diventato quindi un ambulatorio affidato al personale del 118 in grado di stabilizzare i pazienti e predisporli per il trasferimento protetto allo stabilimento centrale del ‘Santissima Annunziata’ di Taranto dove è stata collocata la restante parte del personale. Il ridimensionamento del Pronto soccorso del ‘Moscati’ non solo ha penalizzato l’utenza del quartiere Paolo VI e del quartiere Tamburi, e dei comuni di Statte, Montemesola e Crispiano che fanno riferimento all’ospedale Nord per ogni tipo di cura d’urgenza, ma è anche la causa del ‘sovraffollamento’ del ‘SS.Annunziata’. Nel mese di giugno ho organizzato una raccolta firme ‘No alla chiusura del Moscati’ poi consegnata al presidente Emiliano, e ho presentato una mozione per fermare tale decisione. Ma Asl di Taranto e Regione Puglia hanno scelto di andare avanti con questo Piano estivo, che a ben guardare, sta penalizzando l’utenza. Non basta però sollevare il caso’ del pronto soccorso del ‘SS. Annunziata’ e del Piano estivo delle Emergenze. Bisogna ragionare in maniera più organica delle ricadute su Taranto del Piano di Riordino Ospedaliero voluto dal Governo Emiliano. Più volte ho parlato con il direttore generale della Asl di Taranto che mi ha esposto la sua idea complessiva di programmazione sanitaria a Taranto e provincia. Sebbene condivida alcune linee portanti, ovvero la necessità di riorganizzare le rete ospedaliera per renderla più funzionale, e quindi prevedere anche dei tagli, ho sempre ribadito l’urgenza di potenziare l’ospedale ‘Moscati’ in primis per la sua collocazione naturale. Il nosocomio al quartiere Paolo VI, può essere ampliato, ad esempio con nuovi padiglioni, perché ha tutte le caratteristiche logistiche per accogliere al meglio l’utenza. Non solo: può e deve essere potenziato per ciò che concerne i reparti e il personale, avendo già al suo interno l’eccellenza medica per la cura dei tumori. Non servono investimenti per nuovi ospedali, come il ‘San Cataldo’ di futura costruzione, ma risorse per rendere più efficiente ciò che già Taranto possiede. Ecco perché – conclude Perrini – ribadisco per l’ennesima volta la necessità, vista la situazione ambientale locale che è causa dell’alta incidenza di patologie tumorali, di una ‘Legge Speciale per Taranto’ in campo sanitario, con la quale pianificare il rilancio ospedaliero con serietà e lungimiranza”.

E un cambio di rotta che dovrebbe arrivare dal dipartimento alla salute della Regione Puglia o dalla stessa ASL di Taranto è auspicato dal sindaco di Statte, Franco Andrioli.
“Temiamo che il piano per l’emergenza estiva sia solo il preludio ad un piano di smantellamento più complessivo dell’offerta sanitaria della nostra provincia – dice Andrioli – ecco perché continuiamo a sostenere con forza questa battaglia di difesa dell’ospedale ‘Moscati’ non solo nell’ottica tutta territoriale di coinvolgimento delle comunità interessate sulle scelte che riguardano la salute, ma anche in coerenza con dati epidemiologici che assegnano a Statte e ai quartieri Paolo VI e Tamburi drammatiche statistiche di mortalità e patologie tumorali”.
Una battaglia che il Comune di Statte intende ingaggiare con maggiore forza chiedendo il coinvolgimento di tutte le parti politiche in campo. Perciò venerdì 26 agosto, a partire dalle 17.30, Andrioli ha già convocato tutti i consiglieri regionali espressione del territorio per una riunione in cui tentare di fare fronte unico.
“Chiederemo ai nostri consiglieri regionali una presa di posizione forte e compatta in Consiglio regionale – spiega Andrioli – perché il tema della salute oggi non può prevedere inutili distinguo ma ha bisogno di coesione territoriale e di unità di intenti, anche per evitare che il piano estivo non si trasformi in un colpo definitivo per la nostra sanità”.