Pos, informatizzazione e nuovi ticket, le priorità del 2015 dopo i tagli alle Regioni

2014: anno del POS obbligatorio e del versamento dell'F24 online

sabato 20 dicembre 2014

Doctor 33 Neanche nel 2014 sono arrivati contratti e aumenti; ma è stato l'anno del lettore bancomat obbligatorio (Pos) per i professionisti, e del versamento delle tasse con F24 online e web esteso a tutti i cittadini con crediti Irpef da compensare. È stato anche l'anno in cui nelle regioni è stato esteso a tappeto l'invio online delle ricette dei medici di base - ma a Napoli solo una su cento è de materializzata - ed è stata introdotta la sorveglianza sanitaria per gli studi dove il personale opera a contatto con taglienti potenzialmente infettivi. Per il 2015 l'agenda delle semplificazioni dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini contempla l'informatizzazione degli iter per accedere ai benefici d'invalidità e malattia. Invece, perché il cittadino riceva i referti degli esami sul pc e prenoti visite online da casa la scadenza è il 2016 come per le marche da bollo digitali dei professionisti. Per questi ultimi, nel 2015 è più probabile arrivino le sanzioni a chi non ha il Pos. Nella legge di stabilità tuttavia non ci sono emendamenti in tal senso: il Governo vorrebbe accompagnare le sanzioni ad un abbattimento dei canoni d'affitto dei terminali. 

Se per la digitalizzazione ci sono pochi soldi, non ce ne sono per la sanità. La legge di stabilità, una partita che si potrebbe chiudere lunedì con la votazione in senato di un maxi-emendamento, si muove su margini strettissimi (del tutto inusuale la lettera che la Commissione di Bruxelles ha scritto alla Presidente della Camera per sollecitare i lavori). Le regioni -tra varie proteste- stanno per rinunciare a 4,5 miliardi dal Fondo sanitario nazionale e dai Fondi obiettivo del Piano sanitario. Del resto 1,5 miliardi in più costa il solo il salvadanaio istituito a latere del budget per la spesa farmaceutica per curare i malati di epatite C con i nuovi medicinali in grado di guarire la malattia. In parlamento c'è contesa sul pay-back delle industrie: a differenza degli anni scorsi, anche i produttori di farmaci salvavita potrebbero dover ripianare i deficit causati dalla spesa farmaceutica. 

Sullo sfondo si muovono le riforme, grandi e piccole: accanto all'elezione del presidente della Repubblica, alla legge sul voto e alla riforma del Senato, l'intervento sul Titolo V della Costituzione riporterebbe allo Stato non solo competenze generali sulla sanità, ma anche il potere di legiferare direttamente in tema di sicurezza alimentare e sul lavoro. La Commissione Affari Sociali della Camera chiede che, come sulla sanità, lo Stato legiferi anche sulle politiche sociali rilevando competenze fin qui appannaggio dei comuni.

Tra le "piccole riforme" basate sul Patto Salute governo-regioni, nulla di fatto sul ticket e sui livelli essenziali di assistenza. A uno stadio più avanzato sembrano i lavori su valutazione dei dispositivi medici e accesso dei giovani al Ssn. Infine, il decreto per rendere più facile l'assicurazione Rc sembra neutralizzato dall'oggettiva difficoltà a tener bassi i premi. 

E i contratti dei sanitari? Bloccati, sia per i medici dipendenti sia per i convenzionati. Né promette bene il vincolo nella bozza di legge di stabilità a mantenere fino al 2020 la spesa del personale inferiore di 1,4 punti percentuali a quanto si spese alla stessa voce nel 2004. Per i medici convenzionati le trattative sono ferme il sindacato maggioritario Fimmg è in agitazione e pare ardua di qui a fine anno la firma con le regioni di un accordo che non prevede aumenti economici ma la redistribuzione delle risorse tra medici di assistenza primaria.