In Puglia i medici affilano le armi: «La cura non si decide per legge»

Filippo Anelli, presidente dellOrdine di Bari ha sottolineato i profiLi di incostituzionalità del decreto

sabato 06 febbraio 2016

Nuovo Quotidiano Puglia ed. Brindisi

L'Ordine di Bari ha inviato una lettera al presidente nazionale " «Il decreto sull'appropriatezza prescrittiva si sostanzia in tagli che incidono sulla pelle dei cittadini perché riducono quelle prescrizioni che i medici sinora hanno prescritto liberamente». Tombale Filippo Anelli, presidente deh'Ordine dei medici di Bari e rappresentante della costituenda Federazione regionale degli Ordini dei medici, sul decreto che ha messo in subbuglio medici e Regione.

Da una parte i camici bianchi affilano le armi, dall'altra Anelli ha messo nero su bianco la raccomandazione ai suoi colleghi affinché «il conflitto di competenze, che non ha senso, si rifletta sul cittadino». Tanti i nodi venuti al pettine dopo la pubblicazione del decreto sull'appropriatezza prescrittiva pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 gennaio.

L'eccessivo carico di responsabilità che si riversa sulle spalle dei medici di famiglia che si ritrovano a prescrivere esami di laboratorio o diagnostici decisi dagli specialisti; la limitazione della libertà di cura che i camici bianchi rivendicano nella valutazione dei pazienti: questi i due punti cardine su cui i medici battono per rimandare al mittente - il ministero della Salute - il decreto che, nelle intenzioni di Roma, deve essere una linea imprescindibile per evitare che si ecceda nelle prescrizioni.

Problema che, a dire il vero, riguarda anche la prescrizione dei farmaci e in quest'ultimo caso le contestazioni di inap-propriatezza prescrittiva sono all'ordine del giorno. «Non è competenza del ministero intervenire sull'appropriatezza con una legge - puntualizza Anelli -, ma è di esclusiva pertinenza del medico così come viene riconosciuto dalla Corte costituzionale quando afferma l'autonomia della professione perché le scoperte scientifiche e la ricerca modificano i comportamenti del medico».

 Ma il punto non è solo di definire confini al ruolo del medico, bensì salvaguardare la salute che, a parere di Anelli, non viene tutelata in modo adeguato. «Uno Stato deve investire in sanità e non tagliare», ribatte Anelli che sottolinea come i malati oncologici nei Paesi del Nord Europa hanno una sopravvivenza superiore del 5 per cento, nei primi cinque anni, a fronte delle percentuali italiane. «Lo studio euro 5, presentato lo scorso settembre a Vienna nel Congresso mondiale di Oncologia, ha dimostrato che la sopravvivenza dei malati oncologici nel Nord Europa è superiore perché lì investono più risorse rispetto ad altri.

Ma qui si continua con la politica dei tagli». Intanto Anelli, a nome della costituenda Federazione regionale degli Ordini dei medici di Puglia ha inviato una lettera al presidente nazionale degli Ordini dei medici, Roberta Chersevani, evidenziando i profili di incostituzionalità che a suo avviso sono contenuti nel decreto. Quindi? Riflessione aperta per valutare se questi estremi ci siano e poi definire l'azione conseguente. «Noi siamo pronti al confronto - avverte Anelli - ma è evidente che questo decreto è la conseguenza del taglio di due miliardi alla sanità. L'obiettivo è quello di risparmiare, ma attuare quel decreto avrà dei costi: basta citare il caso dei software da aggiornare a livello regionale e nazionale. Non escludo che i medici abbiano fatto un uso largo dello strumento diagnostico, ma è un dibattito che deve essere fatto nella comunità medica in cui tutte le componenti si confrontano per valutare gli effetti clinici della minore prescrizione».

Sin qui il dato sull'incidenza sulla salute e poi il punto che riguarda gli iter burocratici. «Il decreto è realmente inapplicabile - afferma - perché si inserisce in un sistema complesso di prescrizione e non so se ì risparmi voluti ci saranno. Oggi la ricetta rossa dà possibilità di inserimento di due note, ma potrà accadere che su una ricetta con otto esami possano servire altrettante note. La verità è che è stato fatto senza avere una cognizione di causa delle conseguenze».