Medici interinali in corsia, colpa degli organici al lumicino. Per i sindacati è la deriva del Ssn

Quest'anno l'Asl di Brindisi ha firmato un accordo con una cooperativa di Andria per le prestazioni di due medici in PS

giovedì 25 giugno 2015

Doctor 33

«Siamo in piena sintonia con l'Ares Puglia. Un'azienda sanitaria non può sostituire i medici dipendenti con medici a contratto interinale per ovviare alle carenze estive. Stiamo assistendo alla deriva del servizio sanitario pubblico verso l'appalto ai privati». Alessandro Vergallo presidente dei medici anestesisti rianimatori di Aaroi-Emac lancia su scala nazionale l'allarme della Regione Puglia nelle cui Asl quest'estate mancheranno molti medici di pronto soccorso e 150 anestesisti per non parlare degli infermieri. Un anno fa per tamponare i buchi l'Asl Lecce ricorse a medici di coop emiliane, come riportano i media locali.
Quest'anno l'Asl di Brindisi ha firmato un accordo con una cooperativa di Andria per le prestazioni di due medici in Ps - una goccia nel mare - con contratti di 3 mesi, e anche le Asl Foggia e Barletta sono tentate.
Il direttore della sanità regionale Ares Vincenzo Pomo ha ribadito che il medico dirigente Ssn non può essere sostituito da lavoratori interinali: «I dirigenti hanno un rapporto diretto con l'azienda, la loro funzione è motivata da requisiti specifici a partire dalla specializzazione e dalla selezione a procedura concorsuale in alternativa alla quale c'è il convenzionamento; la terza opzione, l' incarico professionale, in genere è contemplata per gli avvocati o altri professionisti ma non per gli operatori Ssn». I sindacati concordano: «L'allarme delle Asl desta perplessità - riflette Vergallo- fermo restando che esiste una gravissima carenza di personale, delle due l'una, o specie d'estate c'è cattiva programmazione delle ferie, o far leva sulla necessità di garantire le ferie estive al personale dipendente serve a giustificare l'assunzione di manodopera privata a basso costo in luogo di professionisti vincitori di pubblico concorso».

La vicenda pugliese fa emergere che in genere, peraltro, i medici non sono assunti dal "somministratore" di servizi (che nel contratto interinale vero e proprio li presta all'"utilizzatore") ma retribuiti nei modi più vari e disomogenei dalla coop di cui sono soci, anche per essere più liberi di intrattenere altri rapporti di lavoro in contemporanea. «Il contratto in questo caso è tra struttura Ssn e cooperativa. Dalle delibere aziendali però -obietta Vergallo - appare il quantum erogato con soldi pubblici alla cooperativa, ma non si capisce come la cooperativa retrocede gli emolumenti ai soci.  

Già il nostro sindacato è molto critico con i contratti a partita Iva, ma ci sono voci secondo cui in certi casi alcuni medici sarebbero pagati con la formula del rimborso spese, e se così fosse, sarebbe gravissimo. Ma ci chiediamo anche quanto sia autorizzato ad esternalizzare privatamente servizi un manager che ha ricevuto un pubblico mandato. In passato ci siamo opposti a che l'esternalizzazione a soci coop di servizi avvenisse nel privato quando offre prestazioni in convenzione con l'Asl, ora il problema è dentro il Ssn e il turn over bloccato non giustifica le soluzioni adottate, anche perché queste generano risparmi infimi rispetto ai problemi a monte (deficit di personale e dei conti ospedalieri) e a valle (interruzione della catena delle responsabilità in reparto: a chi fanno capo questi medici?)».

Mauro Miserendino