Troppi esami? Cricelli (Simg): anche prescrivere poco può essere inappropriato

Introdurre tecniche di audit per monitorare e migliorare l'operato dei medici

giovedì 30 luglio 2015

«Non siamo per nulla contrari a regole forti che guidino le decisioni dei medici, diciamo però che non possono essere inventate dai politici o dagli economisti».

Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale ricorda che «negli ultimi cinquant'anni la medicina si è data un edificio monumentale di regole che riguardano l'appropriatezza e che oggi le evidenze consentono ai medici di prendere decisioni basate esclusivamente sulla scienza, ma si parla sempre di inappropriatezza quando si fa troppo mentre quella vera e pericolosa è quando si fa troppo poco. Il concetto che chi meno prescrive è più virtuoso è una delle più grandi stupidaggini inventate dai politici, che pensano soltanto a tagliare».

La guida vera dovrebbe essere dunque il risultato: «noi abbiamo chiesto al governo di adottare strumenti che siano in grado di offrire al medico un percorso guidato per prescrivere secondo criteri rigorosi, e un percorso valutativo che verifichi se quanto è stato fatto produce risultati, ossia un miglioramento della salute del paziente».

Cricelli ritiene utile introdurre pratiche di audit, tale da permettere alle autorità sanitarie di controllare l'operato dei medici, non per verificare quanto si è speso e contare il numero di risonanze prescritte, ma l'outcome clinico. Il presidente Simg accoglie tuttavia l'osservazione che non si praticano abbastanza le vecchie tecniche cliniche: «si è persa l'abitudine di visitare e toccare il paziente, nelle università si trasmettono teorie e nozioni, ma non si insegna più a usare le mani sul paziente, l'elemento fondamentale per combattere la medicina tecnologica.

Poi è vero che abbiamo instillato nel paziente l'idea che per fare una diagnosi serve sempre un esame; ma soprattutto non c'è l'abitudine di premiare i professionisti che lavorano meglio, che dovrebbero anche essere pagati meglio, altrimenti c'è chi rinuncia a visitare, perché la mancata incentivazione non educa alla sana competizione».

Renato Torlaschi