Prescrizioni inappropriate, Boscherini: questione più da specialisti che da Mmg

Protocolli definiti e sanzioni sostenibili: seguire il modello americano Chosing Wisely

venerdì 31 luglio 2015

Doctor 33

«Un provvedimento del governo che sia solamente applicato ai medici di medicina generale è assolutamente inaccettabile». Vittorio Boscherini, segretario toscano di Fimmg, entra nel dibattito sull'eccesso di prescrizioni inappropriate, sollevato qualche giorno fa quando si è parlato di sanzioni contro i professionisti che richiederebbero con troppa facilità analisi e controlli. Il ministro della Salute aveva specificato che: «le prescrizioni inutili costano ogni anno 13 miliardi di euro, comunque nel Ddl enti locali non sono previste norme sanzionatorie, ma solo misure di buon senso.

Attiveremo dei protocolli consultando le società scientifiche e qualora si "sgarri" dalle regole così elaborate per una corretta prescrizione diagnostica, ci potrebbero essere sanzioni, ma assolutamente sostenibili». Boscherini dà voce ai medici di famiglia che sono sembrati il bersaglio di queste ipotetiche sanzioni: «Se si tratta di conservare, attraverso una razionalizzazione, un Servizio sanitario nazionale equo e universale, i Medici di medicina generale sono pronti. Una direzione possibile è quella percorsa negli Stati Uniti con il progetto Choosing Wisely, in cui le Società scientifiche individuano tutta una serie di accertamenti obsoleti o non necessari».

L'esponente Fimmg però non ci sta a puntare il dito esclusivamente sui medici generici: «Se non si obbligano gli specialisti a "ricettare" sul ricettario regionale è chiaro che tutti i contenziosi verrebbero rimandati ai Medici di medicina generale sul territorio e anche questo è inaccettabile. Se un provvedimento deve essere preso, deve valere trasversalmente per tutte le categorie di professionisti del Ssn». Del resto, dice Boscherini, «i dati lo confermano: l'appropriatezza prescrittiva, sia in campo farmacologico che diagnostico, è in parte certamente passata fra i medici di medicina generale e molto meno tra gli specialisti. E le motivazioni sono chiare e ovvie: la medicina difensiva obbliga gli specialisti, per esempio coloro che operano nei Pronto soccorso, a tutta una serie di esami che in diversi contesti non sarebbero necessari». 

Renato Torlaschi